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Gabriele D’Annunzio, 154 anni dell’uomo passionale

Spentosi poco prima di compiere 75 anni, Gabriele D’Annunzio occupò una posizione preminente nella letteratura italiana e nella vita politica. Scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano, simbolo del Decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale.

Sono passati 154 dalla sua nascita.  Era il 12 marzo del 1863 quando a Pescara nasceva Gabriele D’Annunzio, “poeta sacro”. Morì poco prima di compiere 75 anni, il 1 marzo del 1938, a Gardone Riviera, stroncato da un’emorragia cerebrale mentre era seduto alla scrivania nella sua villa. Il ricercatore Attilio Mazza ha sostenuto che il poeta possa essere morto per overdose di farmaci, accidentale o volontaria, dopo un periodo di depressione. Pochi mesi prima, infatti, aveva scritto all’amica Ines Pradella: “Fiammetta, oggi patisco uno di quegli accessi di malinconia mortali, che mi fanno temere di me; poiché è predestinato che io mi uccida. Se puoi, vieni a sorvegliarmi”. Il certificato medico di morte, scritto dal dottor Alberto Cesari, primario dell’ospedale di Salò, e dal dottor Antonio Duse, medico curante del poeta, ufficializzò comunque la morte per cause naturali.

Un uomo noto per il suo carisma e per la sua passione verso il genere femminile. Quattro le donne importanti per il poeta. Amélie Mazoyer, la governante che D’Annunzio aveva conosciuto in Francia quando lei aveva 24 anni e lui il doppio. Era una dipendente con la quale aveva la massima confidenza in quanto condivideva con lei molti momenti intimi. Non era bella, lui era rimasto folgorato dalla sua “bocca meravigliosa” e dalla“mano donatrice d’oblio”. La seconda è Luisa Baccara che per lui si “accontentava” di suonare il pianoforte nella Stanza della Musica del Vittoriale. Probabilmente D’Annunzio non la voleva nel suo letto e le riservava questa ingrata parte perché probabilmente lei tentò di ucciderlo. È un giallo rimasto insoluto che accadde il 13 agosto del 1921; nella Stanza della Musica vi erano Luisa al piano e D’Annunzio che stava corteggiando, semisdraiato sul davanzale, Jolanda, la sorella minore della Baccara, in quanto per lui il massimo dell’erotismo era possedere due consanguinee. Luisa, gelosissima, gli diede una spinta, probabilmente per staccarlo dalla sorella e lo fece volare dalla finestra: da allora Luisa fu bandita. La terza donna era Maria, la moglie da cui D’Annunzio non aveva mai divorziato. La vera signora D’Annunzio. La quarta donna, la cameriera Emilia, detta il Caporale era odiatissima da Amélie e Luisa perché dava ordini a tutti quanti: era un tipo brusco, sempre disponibile a svolgere il massacrante turno delle cinque di mattina quando il poeta la chiamava spesso desideroso di compagnia e di cocaina.

Vogliamo ricordare la nascita del grande poeta italiano Gabriele D’Annunzio con una delle sue frasi sulla vita, vissuta da lui appieno, sia nel piacere fisico che nel piacere mentale: “La nostra vita è un’opera magica, che sfugge al riflesso della ragione e tanto più è ricca quanto più se ne allontana, attuata per occulto e spesso contro l’ordine delle leggi apparenti.”

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