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Privacy online, le tracce che lasciamo e come gestirle

Un sondaggio Kaspersky lancia l'allarme sui più giovani: "Ritengono di avere il controllo della propria presenza sul web ma si sbagliano"

Privacy online e impronta digitale: un sondaggio europeo della società Kaspersky svela risultati sorprendenti. Ad esempio, in Italia la Generazione Z (gli adolescenti) si è dimostrata poco attenta quando si parla di controllo dei propri dati online. Infatti l’83% ha dichiarato che vorrebbe poter cancellare in maniera permanente un post pubblicato in passato.

Privacy, una questione delicata

I risultati della ricerca mostrano, inoltre, che quello della privacy è un problema rilevante in tutti i paesi. La maggior parte degli intervistati non è sicura di avere il controllo della propria presenza digitale. Oppure di come potrebbe gestire la propria presenza online. Un caso particolare riguarda i like che mettiamo sui  social media. Possono avere un effetto significativo sulla percezione che gli altri hanno di noi. Gli utenti di tutta Europa concordano sul fatto che le azioni online possano avere delle conseguenze, sostenendo anche che alcuni argomenti siano più rischiosi e provocatori di altri, e possano avere un impatto sulla reputazione delle persone e persino sulle loro prospettive di lavoro.

I post social più dannosi

Secondo il 41% degli italiani i post offensivi nei confronti delle persone disabili e quelli che si schierano contro la vaccinazione anti Covid-19 sono potenzialmente i più dannosi per le prospettive di lavoro o per le relazioni. Seguono l’utilizzo di un linguaggio transfobico (37%) e le posizioni negazioniste sui cambiamenti climatici (31%). Ma cosa raccontano della nostra privacy i nostri profili social? Quasi 1 dipendente su 3 ha ammesso di aver dato un occhio ai profili social dei nuovi colleghi, e di averli giudicati sulla base di ciò che hanno trovato. Il 42% degli intervistati ha inoltre affermato di conoscere qualcuno il cui lavoro o la cui carriera è stata influenzata negativamente da un contenuto postato sui social media in passato.

I giovani e le ‘tracce’ sul web

Nonostante ciò, quasi un terzo delle persone non ha mai modificato o cancellato i vecchi post dai propri account. La percezione di sé che nasce dalla propria presenza online costituisce un problema relativo privacy. Infatti, il 38% degli utenti afferma che il proprio profilo social non lo rappresenti in modo. autentico. Un ulteriore 51% afferma che la cronologia di navigazione su internet potrebbe fornire un’idea sbagliata sul loro conto. Un dato preoccupante riguarda la maggior parte (81%) degli utenti dai 16 ai 21 anni. Credono erroneamente di avere il controllo totale sui contenuti condivisi online e di poter eliminare definitivamente alcune tracce lasciate nel web.

Privacy, cosa accade dopo la morte?

Milioni di persone, dopo la loro morte, si lasciano alle spalle profili social e cronologie di navigazione online. Molti, ovviamente, non hanno la possibilità di controllare prima la loro impronta digitale. Tuttavia, l’indagine di Kaspersky ha individuato una preoccupante mancanza di consapevolezza sul tema della privacy. In Italia un terzo (32%) degli utenti non ha mai pensato a cosa accadrà ai propri dati online dopo la loro morte. Quasi un quinto (19%) presume erroneamente che tutti i propri account social vengano automaticamente eliminati per sempre. Dallo studio, inoltre, è emerso che il 44% degli italiani vorrebbe poter accedere al profilo social di un genitore defunto. Se questo lasciasse i propri dati di accesso nel testamento.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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