La Brexit è solo il punto di arrivo di un periglioso viaggio lungo un scisma che ha attraversato implacabile la storia, divorando l’Europa.

Prima ci fu lo scisma tra Oriente ed Occidente che ruppe l’unità di quella che fu la Chiesa di Stato dell’Impero romano basata sulla Pentarchia; poi quello tra Chiesa Anglicana e Cristiana; poi arrivò quello europeo di cui i giornali non fanno altro che parlare…il resto è storia. Nella data dell’incoronazione del sovrano esauxorifolle arriva la notizia dell’addio dell’Inghilterra alla Signora Europa. Un caso? Forse. Eppure sembra proprio che la Grande Isola nell’arco degli anni abbia perso colonie ma non vizi.

Nel lontano 1536 Enrico VIII stanco di aspettare la morte della sua prima moglie, decise di separarsi dalla spagnola e dalla Chiesa per sposarsi con la bella Bolena che finirà senza testa poco tempo dopo; al re non andrà molto meglio, scatenando una serie di guerre diplomatiche e non, a causa dei palpiti del suo cuore.

Quasi 500 anni dopo la Gran Bretagna, ancora monarchica, non ha imparato la lezione. Brexit si, ma a quale costo? Se finora bastava la carta d’identità per muoversi all’interno dello Spazio Schengen, l’uscita dall’Ue dovrebbe essere accompagnata dalla necessità per gli elisabettiani di richiedere un visto per viaggiare in Europa continentale. Non solo. I sostenitori della Brexit avevano fatto dell’occupazione uno dei loro portabandiera, ora è probabile che l’uscita del Regno Unito sia accompagnata da delocalizzazione di numerosi posti di lavoro. Per esempio, le grandi banche: JPMorgan potrebbe rimuovere tra le 1000 e le 4000 persone, Goldman Sachs almeno 1.600. L’economia, chiaramente, potrebbe non beneficiarne come in molti avevano supposto. Rompere gli equilibri, dividersi, credere in uno scisma è sempre una scelta coraggiosa (o avventata?), la domanda che ormai è troppo tardi per porsi dovrebbe essere: tutto questo porterà un reale miglioramento al paese? Addio piccola presuntuosa isola, l’Europa ti aspetta a traguardo.

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