Spentosi a soli 31 anni, l’attore che conquistò Hollywood, è leggenda in Puglia, sua terra natia che gli ha dedicato una mostra in occasione dell’anniversario della sua scomparsa.

Sono passati 90 anni. Era il 23 agosto del 1926 quando a New York moriva Rodolfo Valentino, la più grande star del cinema muto. Hollywood assistette sgomenta alla sua scomparsa: fu un malore improvviso a stroncarlo, causato da un’ulcera per cui soffriva da tempo. A questa si aggiunse la peritonite diagnosticata al Polyclinic Hospital di New York. Nel giorno dei suoi funerali, ci furono più di trenta suicidi legati, si pensò e si scrisse sui giornali, alla morte del divo.

Nacque a Castellaneta in provincia di Taranto, Rodolfo Guglielmi (il suo vero nome), ma ben presto partì per seguire il sogno americano, cercando fortuna nella terra delle opportunità. Giunto negli Stati Uniti, nel 1913, fece diversi lavori, arraggiandosi: dal cameriere al giardiniere. Iniziò, un po’ per caso, come ballerino in un locale; da lì prima una breve esperienza nel teatro a San Francisco e poi la grande avventura di Hollywood, sfidando la sorte. Divenuto celebre per indimenticabili interpretazioni in film come “Il figlio dello sceicco” e “Sangue e arena”, oggi il suo mito vive attraverso il ricordo della sua grandezza.

A 90 anni dalla sua morte  la sua città natale, Castellaneta, lo ricorda con una serie di eventi commemorativi: con l’innaugurazione, per esempio, di una mostra nel Museo Valentino, allestito nell’ex convento Santa Chiara. A promuovere l’iniziativa sono l’assessorato alla Cultura del Comune di Castellaneta, il Museo nazionale del Cinema di Torino e la Fondazione Rodolfo Valentino di Castellaneta, col patrocinio di Regione Puglia e Puglia Promozione. Lì, accanto a riviste e oggetti d’epoca, si potranno ammirare alcune fra le più belle fotografie dell’attore fuori dal set, in una sorta di viaggio-racconto che ne ripercorre la carriera, da uomo qualunque a divo immortale.

 

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