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Banksy, filmato il suo volto. Ma l’identità dello street artist resta un giallo

Svelato il mistero dell’identità di Banksy? Sì finalmente! O forse no…Il celebre esponente della street art, con opere e graffiti disseminati in mezzo mondo, sembra sia stato filmato da una donna australiana.

Il writer sarebbe cioè stato immortalato proprio all’altezza del volto e ritratto in un video. Da una signora che si dice certa che si tratti proprio di Banksy.Questi i fatti: la donna nel camminare si avvicina a un un giovane che in un vicolo privo di luce è all’opera e sta dipingendo sopra un muro. Non appena si accorge di essere ripreso il ragazzo si alza sulla testa il cappuccio della sua felpa e scappa via facendo perdere ogni traccia di sé. Sul muro in questione c’era una raffigurazione di Pauline Hanson, una politica australiana contraria all’immigrazione. E più sotto una firma dalla quale la donna ha dedotto tutto.

La firma, apparentemente, era proprio quella di Banksy.Ma sono in realtà molti i dubbi su tutta la vicenda. In primo luogo sull’autenicità del video fatto dalla donna australiana. E in secondo luogo sulla veridicità del graffito. Secondo il giornale inglese Daily Mail la firma accanto al dipinto sarebbe stata fatta con uno stencil. Un indizio importante. Perché si tratta di una tecnica che invece non è mai stata utilizzata da Banksy.

Tutto può essere. Anche che si tratti di una trovata pubblicitaria. Così come, facendo le debite differenze, sarebbe forse non vera la rapina multimilionaria ai danni di Kim Kardashian, anche l’idea di fare un video che alimenti dubbi e dibattito sull’identità dello street artist più famoso del mondo potrebbe in fondo essere stato fatto ad arte. Il mistero resta intatto. E così non si può ancora confermare né escludere che Banksy sia, per esempio, come sostenuto da molti, Craig William, il leader del gruppo musicale dei Massive Attack.

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Photo Credits: Twitter

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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