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Giornata Onu delle ragazze: nel mondo ancora troppe spose bambine

Si celebra oggi 11 ottobre 2016 la Giornata Onu delle bambine e ragazze. Il Niger è il peggior posto per loro, la Svezia il migliore. L’Italia è decima.

È la Giornata internazionale dell’Onu delle bambine e delle ragazze. L’organizzazione Terre des Hommes – che ha presentato il quinto dossier sulle condizione della violenza dei minori in Italia – invita a postare su FacebookTwitter o su Instagram qualcosa col colore arancione: un oggetto, uno slogan o un selfie. Accompagnato dagli hashtag #OrangeRevolution #indifesa. Perché il colore arancione? Oltre ad essere stato il colore che ha caratterizzato varie rivoluzioni, l’arancione vuole essere un segnale di rottura degli stereotipi di genere, che impongono il rosa come colore delle bambine. Su Twitter in particolare ha raggiunto i primissimi posti delle tendenze più discusse l’hashtag #DayoftheGirl.

Secondo il rapporto “Every Last Girl: free to live, free to learn, free from harm”, reso noto da Save the Children, il Niger è il posto peggiore al mondo dove essere una bambina o una ragazza, la Svezia il migliore. Altri due Paesi scandinavi, Finlandia e Norvegia, occupano il secondo e il terzo posto in classifica, mentre l’Italia si piazza in decima posizione, davanti a Spagna e Germania. Il dossier contiene la graduatoria dei Paesi dove bambine e ragazze hanno maggiori opportunità di crescita e di sviluppo, basata su 5 parametri: matrimoni precoci, numero di bambini per madri adolescenti, mortalità materna, completamento della scuola secondaria di primo grado e numero di donne in Parlamento. L’Italia ha gli stessi risultati della Svezia per quanto riguarda il numero di figli per madri adolescenti (6 su 1.000) e tasso di mortalità materna (4 su 100.000 nascite), mentre ha una percentuale minore di donne che siedono in Parlamento (31% contro 44%).

Ma in tanti Paesi del mondo la vita delle ragazze è drammatica: ogni sette secondi una ragazza con meno di 15 anni viene fatta sposare, oltre un milione di ragazze diventano madri prima di compiere i 15 anni, mentre 70.000 ragazze tra i 15 e i 19 anni perdono la vita ogni anno per cause legate alla gravidanza e al parto. In coda alla classifica ci sono soprattutto Paesi africani come Niger, Ciad, Repubblica Centrafricana, Mali e Somalia, che si caratterizzano per numeri molto alti di spose bambine. Gli Stati Uniti non vanno invece oltre la 32esima posizione, in virtù di tassi di mortalità materna e numero di bambini nati da madri adolescenti più alti di quelli di altri Paesi ad alto reddito. L’India è il Paese con il più alto numero di spose bambine, con il 47% delle ragazze, più di 24,5 milioni, sposate prima di aver compiuto i 18 anni. In India, del resto, così come in Afghanistan, Yemen e Somalia, sono numerosi i casi di spose bambine che hanno meno di 10 anni. Anche guerre e crisi umanitarie contribuiscono ad alimentare il fenomeno: molte ragazze siriane vengono costrette dalle famiglie a sposarsi in tenerissima età, nella convinzione che questo sia l’unico modo per metterle al riparo da violenze e per assicurare loro risorse e mezzi di sostentamento che le stesse famiglie non sono più in grado di garantire.

Giornata Onu delle ragazze: nel mondo ancora troppe spose bambine

Photo Credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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