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Baby squillo ai Parioli, va in carcere la mamma di una delle ragazzine

È stata nuovamente arrestata a Roma dai carabinieri la mamma di una delle baby squillo: le ragazze coinvolte nello scandalo delle cosiddette “prostitute minorenni ai Parioli”. La vicenda fu portata alla luce nell’ottobre del 2013 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci. Dopo il rigetto del ricorso in Cassazione, è diventata definitiva, oggi 28 ottobre, la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Roma con le accuse di prostituzione minorile aggravata.  I carabinieri hanno così notificato alla madre l’ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma.

La donna, una romana di 46 anni, era stata già arrestata il 28 ottobre 2013 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. Nel corso delle indagini, i militari hanno accertato come fosse perfettamente al corrente dell’attività della figlia, favorendola e percependone anche parte dei profitti. Sconterà la pena di 6 anni nel carcere di Rebibbia. Molte le persone coinvolte nell’indagine, tra cui diversi clienti delle ragazze e un ragazzo all’epoca 16enne, condannato a dieci anni di carcere per esser stato il “manager” delle due minori e anche il loro pusher. Lo scorso settembre un cliente 35enne delle ragazzine è stato condannato non solo a due anni di galera. Ma anche a risarcire una delle ragazze, parte civile al processo, comprandole 30 libri e 2 film su “la storia e il pensiero delle donne, la letteratura femminile e gli studi di genere” (LEGGI ANCHE: RISARCIMENTO SHOCK PER LA BABY SQUILLO DEI PARIOLI: NON IN DENARO MA…).

Già nel 2014 il giudice Costantino De Robbio aveva riassunto, nelle motivazioni alla sentenza di condanna, il contesto nel quale è esploso lo scandalo delle baby squillo. Le due studentesse di 15 e 14 anni «che si lasciano coinvolgere nel meretricio senza alcuna remora, avendo di mira solo la prospettiva di guadagni facili con una evidente incapacità di rendersi pienamente conto di quello che stavano compiendo. E la ragione del micidiale incrocio di vulnerabilità ed assenza di valori (…) è dovuta all’incredibile indifferenza mostrata dalle persone a cui erano naturalmente ed istituzionalmente affidate»: anche la scuola è chiamata in causa. E poi la mamma di una di loro: «È quasi imbarazzante dover rilevare in questa sede che nessuna madre accetterebbe senza scomporsi la notizia che la figlia di appena 14 anni sia entrata in un giro di spacciatori – la versione difensiva della donna, ndr – e che quotidianamente, dopo la scuola, passi i pomeriggi a confezionare e vendere cocaina». In realtà la donna è preoccupata solo di avere introiti fissi dalla figlia, «ritenendo prioritario l’impegno di prostituzione rispetto a quello dello studio».

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