La confessione di Salma Hayek: “Per anni Harvey Weinstein è stato il mio mostro”

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Era il 5 ottobre, quando uno dei quotidiani più famosi d’America pubblicava l’inchiesta su Harvey Weinstein accusato di molestie sessuali ad attrici e dipendenti. A distanza di due mesi, l’attrice Salma Hayek ha voluto rendere partecipe tutto il mondo della sua storia e di come ha vissuto a stretto contatto con il produttore cinematografico per motivi di lavoro.

Una lunga lettera in cui confessa le ripetute richieste di natura sessuale. I fatti risalgono al 2002, quando Salma Hayek lavorava al film Frida, di cui era protagonista e la prima grande sostenitrice a volere la realizzazione del progetto. “Harvey Weinstein era un cinefilo appassionato, un uomo che amava il rischio, un talento del cinema, un padre amorevole e un mostro. Per anni è stato il mio mostro. In autunno i giornalisti, su consiglio della mia cara amica Ashley Judd, mi hanno chiesto più volte di parlare, di raccontare un episodio della mia vita con il quale, nonostante il dolore provocato, ero convinta di aver fatto pace. Mi ero fatta il lavaggio del cervello pensando che fosse roba passata, l’importante era che fossi sopravvissuta. Non parlavo nascondendomi dietro alla scusa che fosse già abbastanza quello che in tanti avevano rivelato del mio mostro. Pensavo che la mia voce non fosse importante, che non avrebbe fatto la differenza”, questo l’incipit della lunga e intima confessione.

L’attrice messicana ha proseguito raccontando dell’inizio della sua carriera da diva delle soap opere a diva di Hollywood e l’incontro con il produttore cinematografico, che a metà degli anni 90 era considerato come: “Una nuova specie di mago del nuovo cinema che era riuscito a innestare contenuti nuovi nel mainstream”. Ad un certo punto è arrivato il grande progetto, tanto voluto dalla Hayek, far conoscere la storia di Frida Kahlo: “Per me diventò una missione raccontare la vita di quest’artista straordinaria e restituire un’immagine del mio paese in un modo che contribuisse ad abbattere gli stereotipi” e intanto la casa di produzione dei fratelli Weinstein era cresciuta: “Era diventato sinonimo di qualità, un vivaio di artisti coraggiosi e provocatori. Tutto quel che Frida rappresentava per me e ciò che io volevo essere”. Come ha rivelato la Hayek, lei ha scritto la sceneggiatura e Weinstein ne avrebbe acquistato i diritti; mentre lei per interpretare il ruolo da protagonista sarebbe stata retribuita con il minimo salariale e un’aggiunta del 10 per cento, ma come produttrice avrebbe dovuto ricevere un credito non definito, il quale non è mai arrivato. La stessa attrice ha affermato: “Non mi interessavano i soldi, ero solo felice di lavorare con lui e la sua compagnia e nella mia ingenuità pensavo che i miei sogni si stessero realizzando. Mi aveva dato un’opportunità, mi aveva detto sì“.

Da quel momento, come si legge nella lettera pubblicata dal New York Times, iniziarono le richieste assurde da parte di Weinstein a qualsiasi ora del giorno e della notta, ma l’attrice ha ripetutamente risposto no ad ogni tipo di molestia sessuale. Proprio le repliche negative della Hayek, fecero cambiare atteggiamento al produttore cinematografico: “Passava da momenti in cui mi sussurrava parole dolci all’orecchio alle grida con cui mi minacciava che mi avrebbe uccisa: Non credere che non sia capace di farlo, diceva” e Weinstein ha poi iniziato a vendicarsi sul progetto cinematografico e per tutta la durata del set per le riprese di Frida Kahlo, costringendola a riscrivere la sceneggiatura e a cercare registi di prestigio e attori famosi: “Un esercito di angeli che vennero in mio soccorso, come Edward Norton che riscrisse tutto e non volle alcun credito, e l’amica Margaret Perenchio, produttrice della prima ora, che trovò i soldi. Julye Taymor accettò di dirigere il film, altri amici accettarono i ruoli minori: Antonio Banderas, lo stesso Norton, Ashley Judd, Geoffrey Rush. Weinstein ora era costretto a fare quel film che non avrebbe voluto fare”.

All’interno della lunga confessione, la Hayek ha raccontato anche tutte le pressioni e le vendette subite durante le riprese del film, che alla fine ha riscosso un grandissimo successo, ha ottenuto delle ottime critiche ed è stato insignito dei più importanti premi cinematografici. “Quando l’ho rivisto in situazioni ufficiali, ho sorriso, cercando di ricordare i suoi aspetti positivi, ripetendo a me stessa che ero andata alla guerra, e avevo vinto. Gli uomini ci hanno molestate perché potevano farlo. Le donne stanno parlando perché ora lo possono fare”, l’attrice ha concluso la lettera augurandosi che tutto questo serva a cambiare le cose all’interno dell’industria cinematografica: “La nostra comunità continuerà a essere terreno fertile per i predatori. E sono grata a tutti coloro che stanno prestando attenzione alle nostre esperienze. Spero che la mia testimonianza serva a spiegare perché è così difficile e perché tante di noi hanno aspettato così a lungo“.

Photo Credits Facebook

Redazione

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