Dopo il caso di H&M accusati di razzismo, ecco che anche il marchio Zara finisce nella bufera. La gonna a quadri è troppo simile ad un capo di abbigliamento tipico dell’India: immediate le proteste sul web che si diffondono a macchia d’olio al grido di plagio culturale.

Tempi difficili per i marchi low-cost che finiscono sempre più al centro delle polemiche: basta un piccolissimo dettaglio per catturare l’attenzione degli utenti del web, sempre pronti a sottolineare gli errori dei noti brand. Qualche mese fa è stato il caso di H&M e l’azienda ha dovuto chiedere scusa pubblicamente a causa della pubblicità con frasi poco appropriate: in particolare il web ha evidenziato come avessero pubblicizzato una felpa con frasi razziste indossata da un bambino nero. Immediate le scuse ma il danno ormai era fatto.

Adesso anche Zara finisce nella bufera a causa di una gonna lunga a quadri: innocua ad un primo sguardo ma non per gli utenti di Twitter che hanno subito sottolineato la somiglianza con il Lungi, un capo di abbigliamento tipico dell’India e del sud est asiatico. Non ci sarebbe stato nulla di male se l’azienda lo avesse esplicitato, come però non è stato fatto.

L’hashtag #zaralungi ha scatenato una vera e propria polemica e il noto brand è stato accusato di appropriamento culturale, vendendo un capo tipico di una cultura senza minimamente citarla. Altro pomo della discordia è il prezzo: la gonna di Zara costa circa 60 euro mentre un Lungi originale viene meno di 4 euro (la sua diffusione è dovuta proprio al prezzo molto basso). Un particolare non proprio piccolo che riaccende i riflettori su un altro grande capo d’accusa: lo sfruttamento dei lavoratori da parte dell’azienda spagnola. Nello scorso novembre, infatti, molti clienti avevano trovato all’interno dei loro indumenti dei bigliettini di protesta da parte dei lavoratori non pagati. Zara troverà il modo di scusarsi pubblicamente oppure lasccerà che l’intera vicenda si sgonfi da sola?

 

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