Oggi 18 giugno si festeggia in tutto il mondo una delle pietanze più consumate: il sushi. In Italia, secondo la rivista Business Week, esistono circa 30 mila sushi bar; Milano e Roma le città dove se ne mangia di più. Scopriamo le origini e qualche curiosità su questa pietanza che trova origine non in Giappone, bensì in Cina.

Negli ultimi anni il consumo del sushi è aumentato vertiginosamente, non solo in Italia ma in tutto il mondo, a tal punto che è stata proclamata la ricorrenza del Sushi International Day, la quale si festeggia proprio oggi 18 giugno. Un motivo in più per recarsi in uno dei tanti sushi bar che popolano le città italiane e gustare la famosa preparazione composta da riso e pesce crudo. Secondo la rivista Business Week infatti, in Italia si contano circa 30 mila indirizzi di ristoranti giapponesi, mentre le città a più alto consumo di sushi tra le mura domestiche sono Milano e Roma: nel capoluogo lombardo sono stati consumati circa 20 mila chili nel 2017, tra uramaki e nigiri, mentre in quello laziale circa 17 mila.

A scanso di equivoci però, va detto che il sushi ha origine in Cina e non in Giappone. Secondo gli studi condotti dal biofisico danese Ole Mouritsen, in Cina il riso veniva utilizzato come strumento per conservare il pesce appena pescato: la fermentazione del cereale infatti proteggeva il pesce dal deperimento, attraverso un aumento dell’acidità. Sushi infatti vuol dire proprio “aspro,acido”. A quei tempi però, dopo la conservazione, il riso veniva buttato e si mangiava solo il pesce. A esportare poi la pietanza dalla Cina al Giappone ci pensarono i monaci buddhisti e tra il 1600 e il 1800 il sushi giapponese assunse la forma che tutti conosciamo oggi. Nelle bancarelle dei mercati iniziarono ad apparire delle palle di riso con il pesce adagiato sopra, un pasto molto economico che andava a ruba. Il sushi più buono era di solito quello della bancarella con il telo bianco più sporco, telo dove i clienti erano soliti pulirsi le mani dopo aver consumato il cibo. In occidente il sushi venne esportato precisamente nel 1953, quando il Principe Akihito decise di offrirlo agli ospiti durante un ricevimento all’ambasciata giapponese di Washington.

Se vi è venuta voglia di mangiarlo, eccovi qualche consiglio da attuare nel ristorante giapponese più vicino a voi:

  • Meglio utilizzare sempre le bacchette, anche in maniera maldestra, al posto delle forchette: queste infatti sono ritenute dai giapponesi un utensile violento.
  • Il cibo non si passa mai al vicino di posto usando le bacchette, ma gli si avvicina il piatto.
  • Per non offendere l’itamae, il sushi chef, ogni bocconcino di sushi va mangiato con attenzione e ammirazione, come forma di rispetto per il suo lavoro.
  • La salsa di soia non deve mai essere versata sui bocconcini, ma quest’ultimi devono essere intinti nella salsa.
  • Ricordatevi di ringraziare sempre l’itamae quando andate via, se avete mangiato al bancone davanti a lui. Basta dire Domo Arigato, ossia “grazie”.

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