Abbiamo intervistato in esclusiva Francesco Marioni, attore e sceneggiatore, divenuto popolare sul web grazie alla sua interpretazione di Tommaso Paradiso nella parodia ‘The Giornalai’.

Attore, sceneggiatore e ora anche web star grazie alla sua interpretazione di Tommaso Paradiso (frontman dei Thegiornalisti) nei popolarissimi video parodia TheGiornalai. Tutto questo, e molto altro, è Francesco Marioni, protagonista di questa intervista esclusiva firmata Velvet Mag.

– Ciao Francesco! Ti abbiamo ammirato nei panni di Tommaso Paradiso in vari video tra cui “THEGIORNALAI – la verità dietro Riccione”, “THEGIORNALAI feat PONENTE” e “Se CALCUTTA, COEZ e THEGIORNALAI facessero un SUPERGRUPPO INDIE”. Come è nata l’idea dei TheGiornalai e di questi video?

“Ciao! Intanto grazie mille per questa intervista. L’idea dei TheGiornalai è nata in una delle tante serate a Trastevere, un po’ come nasce tutto nella mia vita. Eravamo al MrBrown, il locale che poi è diventato il set di tanti video, e tra una birra e l’altra Liliana Fiorelli, amica attrice (quella che fa la parodia di Levante), guarda me, Fabrizio Colica e Claudio Colica e, notando una certa somiglianza tra noi e i TheGiornalisti, le viene l’idea. Già avevo partecipato ad alcuni video con i due ragazzi de Le Coliche, per cui ne abbiamo parlato anche con Giacomo Spaconi, il regista, e abbiamo deciso di provarci. Per fortuna”.

– Quali sono i tratti particolari della tua versione di Tommaso Paradiso?

“La cosa secondo me vincente della parodia di Tommaso è che forse questa parodia non riguarda solo Tommaso, anzi, forse lui è quello che oramai si avvicina meno agli stereotipi indie. La particolarità è che questa imitazione è rivolta a tutto il contesto musicale indipendente, i TheGiornalisti sono stati solo un tramite per parlare di certi stereotipi presenti negli artisti ‘non emergenti’, quelli che si nascondono dietro la definizione ‘indie’ per mascherare la mancanza di popolarità. L’essere indie deve essere una scelta, il rifiuto di far parte di un sistema che censura e omologa. Se la mancanza di un’etichetta non è frutto di una decisione, di un rischio, si è semplicemente artisti senza un’etichetta, non artisti indipendenti”.

– La parodia dei TheGiornalai ha avuto una grandissima risonanza e un riscontro molto positivo: vi aspettavate questa reazione del pubblico?

“Assolutamente no. Io in particolare non avevo alcuna dimestichezza del mondo del web, dei video virali e di robe tipo ‘tendenze’. Quando abbiamo girato il primo video (Riccione) per me è stato solo un pomeriggio divertente come tanti altri, cazzeggiando con gli amici e zero budget. Forse è stato proprio questo il punto di forza. La semplicità con cui è nato il tutto, senza forzature, senza la ricerca di ‘successo’. Volevamo dire una cosa, l’abbiamo detta, ed è stata apprezzata”.

– Qual è stata, invece, la reazione di Tommaso Paradiso e gli altri componenti della band Thegiornalisti? So che sei in contatto con loro…

“Ahahaha! Direi ottima. Con Tommaso ci siamo sentiti, poi incontrati in giro e devo dire che è sempre stato molto sportivo e divertito. Penso sia una persona intelligente e abbia capito la buona fede con cui abbiamo trattato l’argomento. Marco Rissa (chitarrista) è mio amico da molto prima delle parodie, ci vediamo spesso e ci vogliamo bene, ma la cosa divertente è che non gli ho detto nulla prima dell’uscita del video. L’ho avvertito solo dopo l’uscita sul web e anche lui ha ammesso di essersi divertito molto. In fondo dev’essere una figata avere qualcuno che ti imita e ti fa notare alcuni aspetti del tuo ‘personaggio pubblico’ di cui magari non eri pienamente consapevole”.

– Per i video dei TheGiornalai non hai vestito solo i panni di attore, ma hai anche curato la sceneggiatura. Come è nata questa tua passione?

“Beh, più che passione, quello dello sceneggiatore è stato negli ultimi anni il mio lavoro principale. Ho scritto alcuni film per la Filmauro di De Laurentiis che hanno incassato molto, moltissimo, e mi hanno aperto le porte verso quest’arte, la sceneggiatura. Per cui le mie capacità di scrittura più la mia conoscenza personale e artistica del gruppo hanno fatto in modo che il primo video uscisse come un divertente mix tra comicità e consapevolezza del tema trattato. E così è nata Riccione/Ciccione/Ricchione/Barcone…”

– Ti abbiamo visto sul set dell’ultimo film di Volfango De Biasi, “Bugiardi”, in uscita il prossimo gennaio. Cosa puoiraccontarci di questa esperienza?

Volfango è una delle persone che ha creduto in me dal primo momento. E lo ringrazierò sempre per questo. Mi ha insegnato molto sia come sceneggiatore (con lui ho scritto “Un Natale Stupefacente” e “Natale Col Boss” con Lillo & Greg), sia dal punto di vista umano, sul modo di vivere il cinema e l’apparente sfarzo del mondo dello spettacolo, sia ora come attore. Avevo ventisei anni quando cominciai a lavorare ‘per’ lui e ora la cosa bella è lavorare ‘con’ lui. Il set di “Bugiardi” è stato divertentissimo, c’era grande sintonia e un clima di ‘cazzeggio costruttivo’, quello necessario alla buona riuscita di una commedia. Perché il pubblico non si può ingannare, se non c’è allegria sul set, poi si vede sullo schermo. Penso che Bugiardi sia un film davvero particolare nel suo genere, molto pop, molto colorato, con un cast pazzesco. Il tutto perfettamente orchestrato dallo sguardo ‘folle’ di Volfango, E folle, per me, è un complimento…”.

– Tu che hai vissuto entrambi gli ambienti… Credi che il cinema italiano sia pronto ad accogliere progetti nati sul web? Penso ai tentativi dei The Pills o The Jackal…

“Questa domanda è molto interessante. E la mia risposta è no. Non penso si possa considerare tutto il mondo dell’intrattenimento come un unico contenitore in cui dalla tv si passa al web, o dal cinema alla tv, o dalla radio al web. I linguaggi sono tutti molto diversi. Il cinema ha bisogno della conoscenza di alcune regole ben precise, strutturali, di comunicazione, di durata. Nel mondo del web le regole sono altre. E soprattutto la cosa più importante è la cosa di cui spesso ci si dimentica: il pubblico. Il pubblico del cinema è variegato, comprende bambini, anziani, ricchi, poveri, gente di città e soprattutto la provincia. I grandi numeri del web sono invece mirati a un pubblico di giovani che si rispecchia in tematiche ben precise. Ma i giovani al cinema non ci vanno, ed è tragico, è vero, ma li abbiamo abituati a usufruire gratuitamente di un contenuto che dura al massimo cinque minuti, come possiamo pensare che la gente alzi il sedere dal divano di casa, prenda la macchina, vada al cinema e paghi anche otto euro di biglietto?

Anche nel caso dei Pills o dei Jackal, non mi metto a giudicare il contenuto dei film, ma penso che avrebbero funzionato di più se fossero stati distribuiti in modo più ‘comodo’, per accontentare il loro pubblico di riferimento. Ora ci sono Netflix, Amazon, Infinity e mille altri portali pronti accogliere questi progetti, allora perché non lasciare il cinema a chi fa cinema? O almeno bisognerebbe prendersi del tempo per studiarlo quel linguaggio. E saperlo maneggiare”.

– Attore, ‘web star’, sceneggiatore: quali sono ora i tuoi progetti per il futuro?

“Amo il web e la risonanza immediata che comporta. E amo anche la libertà con cui si possono affrontare i contenuti più disparati, quindi sono sempre ben contento di farlo e continuerò. Ma il cinema è quello per cui ho studiato e che voglio fare, è su questo che voglio concentrare il mio futuro. Sono in preparazione con un progetto molto importante, una di quelle cose che sai che in un modo o nell’altro rappresenterà una svolta. Per cui mi sto concentrando affinché questa svolta sia positiva. Odio chi risponde così, giuro, ma davvero su questo non posso ancora svelare nulla…”.

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