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You Got to Burn to Shine. Una collettiva da non perdere alla Galleria Nazionale

Fino al 7 aprile la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (GNAM) ospita You Got to Burn to Shine, una mostra a cura di Teresa Macrì che presenta al pubblico le opere di tredici artisti italiani e stranieri di diverse generazioni, tra cui, “a gran sorpresa” compare anche il pluripremiato regista Luca Guadagnino.

John Giorno, GOD IS MAN MADE, 2015 Serigrafia e smalto su lino, Dimensioni 101,6 x 101,6 cm ciascunaCourtesy John Giorno e Galerie Almine Rech Credit: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

«Per risplendere devi bruciare», un titolo forte che racchiude però un significato profondo. Tratto dalla raccolta di poesie del poeta, artista e performer statunitense John Giorno, il versetto sottolinea la difficoltà di vivere dell’uomo e, allo stesso tempo, ne favorisce l’affermazione come soggetto.

Questa mostra intende mettere in discussione sia la normale visione del mondo, sia la sua interpretazione estetica fornendo gli strumenti necessari per aprire nuovi orizzonti. In particolare, ciascuna opera punta a generare nel visitatore un giudizio critico, allo scopo di indurlo anche a definire ideologie alternative circa l’individuale ed il collettivo. Per raggiungere questo obiettivo, la curatrice ha coinvolto tredici artisti di diverse età, italiani e stranieri, che si avvalgono di altrettanti diversi linguaggi espressivi: video, installazioni, sculture e fotografie. Si è anche scelto di affrontare le tematiche più varie (antropologia, filosofia, cinema, musica etc…), per dimostrare l’inscindibile interconnessione tra le discipline.

Credit: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Luca Guadagnino, Più forte del lampo al magnesio, la luce interiore, 2019 Installazione Cubo in vetro colato, 50 x 50 x 50 cm Base in legno di palissandro, 90 x 90 x 110 cm
Courtesy Luca Guadagnino

I loro nomi sono: Francis Alÿs, Bertille Bak, Elena Bellantoni, Jeremy Deller, Roberto Fassone, John Giorno, Luca Guadagnino, Mike Kelley, Krištof Kintera, Domenico Mangano & Marieke van Rooy, Fiamma Montezemolo, Luca Vitone, Sislej Xhafa. A saltare subito all’occhio è senza dubbio Luca Guadagnino, noto piuttosto per la sua fortunata carriera in ambito cinematografico. Il regista di “Suspiria” si cimenta oggi nel campo delle arti visive con Più forte del lampo al magnesio, la luce interiore, un’installazione in vetro colato che punta a destabilizzare lo sguardo dello spettatore attraverso un gioco di rifrazioni luminose. Egli dà vita ad un cubo ipnotico e minimalista che rappresenta la sintesi perfetta del rapporto pesantezza/leggerezza, in cui anche l’apparente monumentalità dell’opera viene “svuotata” dalla modulazione percettiva.

Roberto Fassone, Dove cadono le pareti, 2019 Installazione Comodino in legno, campanello magico, placca in ottone Dimensioni variabili Courtesy l’artista e Fanta-MLN
Credit: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Merita di essere citata anche la scultura di Sisley Xhafa Fireworks in my Closet, per mezzo della quale l’artista kosovaro riesce a trasformare in straordinario la banalità del quotidiano. L’autore di Lost and Found – l’opera con cui ha partecipato alla 57ima Biennale di Venezia – propone questa volta una riflessione a proposito del concetto di migrante, di spazio e di confine tramutando dei fuochi d’artificio imprigionati in un armadio in una metafora di violenza. Invece, tra i più giovani artisti in mostra compare Roberto Fassone (Savigliano, CN, 1986) che porta in esposizione al museo romano un’installazione assai originale. Dove cadono le pareti si compone di tre elementi: una mensolina in legno, una campanella appoggiata su quest’ultima e una placca su cui è scritto “Ogni volta che questa campanellina suona, un’idea grandiosa compare dentro questo muro”. Il pubblico è libero di suonare la campanella. Per Fassone questo lavoro coincide con le tantissime idee che vorrebbe avere, ma che sono nascoste e intrappolate nella mente. Incastonando l’opera nella crepa di un muro, egli intende simboleggiare ironicamente il tentativo di abbattere il muro per poter disporre delle idee, anche grazie all’aiuto altrui.

 

 

Sislej Xhafa, Fireworks in my Closet, 2016SculturaArmadio, lampadine Dimensioni 230 x 170 x 60 cmCourtesy Galleria Continua, San Gimignano / Pechino / Les Moulins / l’Avana
Credit: Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

 

You Got to Burn to Shine

a cura di Teresa Macrì

5 febbraio – 7 aprile 2019

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Viale delle Belle Arti, 131 Roma

Orari di apertura

dal martedì alla domenica: 8.30 – 19.30

Ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura

Biglietti

Intero: 10,00 euro

Ridotto: 5,00 euro

Manuela Valentini

Arte&Cultura

Manuela Valentini lavora tra Roma e Bologna. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Bologna, è curatrice indipendente di mostre d’arte contemporanea in Italia e all’estero. Tra i vari progetti realizzati, si ricorda New Future – una collettiva promossa da Visioni Future, MAMbo e BJCEM – durante la quale sono stati presentati i lavori di tredici artisti visivi selezionati al W.E.Y.A World Event Young Artist di Nottingham. Ha inoltre curato un focus a proposito dell’arte giovane italiana in occasione di Mediterranea 16, la sedicesima edizione della Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo. Infine, nel 2014 ha portato un’installazione di Marcos Lutyens in esposizione al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Iscritta all’ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, si è occupata di due rubriche (Ritratto del curatore da giovane e L’altra metà dell’arte) per Exibart – per cui continua a scrivere – ma l’esordio in ambito giornalistico è avvenuto nel 2010 sulle pagine culturali de Il Resto del Carlino.

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