Una borsa apparentemente “vecchia”, dopo essere passata sotto le loro sapienti mani, può tornare quasi come appena uscita dal negozio. Con quel minimo di “vissuto” alle spalle che non guasta e che fa tanto chic. Come a dire: ho sempre vissuto in mezzo a questi oggetti di lusso. Ci sono poi dei modelli intramontabili, come la 2.55 di Chanel o la Lady Dior solo per citare due “fuoriclasse”, che sono splendide anche se hanno 30 anni di vita: basta sapere come farle rifiorire. Insomma: chi trova una borsa vintage, trova sicuramente un tesoro.
“E’ sicuramente così”, spiega Gianni Roscioli, titolare del laboratorio artigianale di pelletteria “La Freccia” di Roma e “pellettiere” da tre generazioni. “In un periodo come questo in cui la moda è “mordi e fuggi”, ovvero si usa e si getta, avere un accessorio di grande qualità, come erano quelli di un tempo, significa possedere qualcosa di estremamente prezioso che può tornare a nuova vita. Ovviamente, con un costo alla nostra portata mentre un oggetto nuovo della medesima foggia sarebbe totalmente impensabile”.
Insomma: restaurare, o ristrutturare come dicono i professionisti del settore, è anche un investimento. “La ristrutturazione di una borsa vintage, ma anche di un giubbotto, di una cintura, persino di una sedia in pelle, ridà vita a un tipo di materiale molto più pregiato rispetto a quelli che ci sono oggi. E’ un lusso inaspettato. Vi faccio un esempio: se avete la fortuna di scovare una borsa di Chanel in qualche anfratto dell’armadio di vostra mamma, o persino nonna, potrete costatare grazie al tatto che tale oggetto è in pelle di agnello delicatissima e morbidissima, con catena e fibbia in ottone puro. Non è in pellame di maiale o di vitello con fibbie composte da una lega metallica in cui il valore dell’ottone è sempre più basso. Non è la stessa cosa. La prima, la borsa vintage, è un vero lusso, è unica e restaurata tira fuori tutto il suo splendore. La seconda è un prodotto commerciale come tanti. Basta pagare”.
L’alta qualità ai giorni nostri costa molto più di un tempo. “Questo perché anche i grandi brand vanno a comperare i pellami non in Italia, dove abbiamo concerie meravigliose, ma in Turchia o in altri luoghi dove indubbiamente costano meno. E se costano meno, non sono altrettanto buoni, belli e pregiati. Una borsa vintage ha lo svantaggio che la pelle, come anche quella umana, ha un suo “tempo”, ma il vantaggio che la si può trattare in modo da avere un’ottima riuscita finale. Se è intatto il “fiore” della pelle, ovvero la parte superficiale, ci sono prodotti professionali che la rigenerano. Se è strappata, lesionata o abrasa, si può togliere solo quel pezzo sostituendolo con un altro di medesima qualità. Il risultato è spesso al di là delle aspettative del cliente, certe volte persino di noi professionisti”.
Mai parlare a un artigiano di borse “vecchie”: si corre il rischio di beccarsi una ramanzina. “Che brutto termine riferito a un accessorio importante come una borsa. “Vintage” è il termine più calzante per vari motivi. Il primo è che la pelle che ha un vissuto è comunque bellissima. Ha alle spalle una storia, con il tempo addirittura acquista valore. Provate a comperare una Chanel vintage: il suo prezzo non è poi tanto inferiore rispetto a una nuova. E poi i modelli delle borse, dei giubbotti, dei capi in pelle, gira gira, sono sempre quelli. Oggi vanno, tra dieci anni non vanno più, tra venti tornano di moda. Attualmente in giro si trova di tutto e nel medesimo momento: giacche anni ottanta, pantaloni anni settanta, gonnellone anni sessanta e via dicendo. Quindi il mio consiglio è: se avete un accessorio di valore, non buttatelo via mai. Affidatelo a noi artigiani: vedrete che vivrà di vita eterna”.
Photo Credits: La Freccia Facebook