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Razzismo allo stadio verso Kean, durissima polemica di Thuram con Bonucci

È ancora forte la polemica attorno alle parole del difensore della Juventus, Leonardo Bonucci, in relazione ai ‘buu’ razzisti ai danni del compagno di squadra Moise Kean (foto in alto) a Cagliari. Si tratta dell’episodio di martedì sera 2 aprile nel corso della gara di campionato. A stigmatizzare le affermazioni del centrale bianconero è Lilian Thuram, ex difensore di Parma e Juve dal 2001 al 2006, intervistato da Le Parisien.

Bonucci dice qualcosa che in molti pensano: i neri si meritano ciò che capita loro – afferma Thuram dalle colonne del quotidiano francese -. La domanda giusta da fare a Bonucci invece sarebbe: ‘cosa ha fatto Kean per meritarsi tanto disprezzo?’. Bonucci non dice mai ai tifosi che hanno torto, ma a Kean che se l’è cercata. La reazione di Bonucci è violenta come quei buu”.

È come quando una donna viene stuprata – insiste Thuram – e c’è chi parla del modo in cui era vestita. È a causa di gente così che non si fanno avanzare le cose. Bonucci non è stupido, ma ha una certa idea della società e i suoi propositi sono solo vergognosi. Bisogna essere chiari sul razzismo. Quei ‘buu’ rappresentano il disprezzo verso tutte le persone, compresi i bambini, che hanno il colore della pelle di Kean. A Kean e alle persone nere voglio dire di essere fieri e esigere rispetto da gente come Bonucci che vorrebbero curvassero la schiena”.

Lilian Thuram

A poco sembra servire anche la precisazione fornita mercoledì dal numero 19 bianconero, che era tornato sull’argomento chiarendo il suo pensiero. “Ho parlato alla fine della partita e mi sono espresso in modo evidentemente troppo sbrigativo – il tentativo di dietrofront di Bonucci – che è stato male interpretato su un argomento per il quale non basterebbero ore e per il quale si lotta da anni. Condanno ogni forma di razzismo e discriminazione”.

A innescare la polemica era stata una frase del difensore della Nazionale al termine dell’incontro: “C’è stato il buu razzista dopo l’esultanza di Kean e Matuidi si è arrabbiato, ma credo che la colpa sia 50 e 50. Kean ha sbagliato e la curva ha sbagliato. Detto questo, sappiamo che noi dobbiamo essere d’esempio e guardare avanti, perché dobbiamo crescere tutti quanti, noi giocatori, come sistema calcio, anche in queste cose”.

Thuram allora se la prende anche con istituzioni e con la Juve. “Ogni volta tutti dicono che la prossima volta la partita sarà sospesa, ma non succede mai. Constato che le istanze del calcio se ne fregano. C’è solo ipocrisia e va avanti da anni. Se fosse davvero stato un problema, la gara sarebbe stata fermata – sottolinea l’ex calciatore francese – La squadra avrebbe dovuto lasciare il campo e una soluzione si sarebbe trovata”.

I giocatori che non subiscono razzismo devono essere totalmente solidali con i loro compagni presi di mira. Bisogna capire che quando un giocatore subisce tale violenza, quest’ultima si ripercuote su milioni di persone. Bisogna chiarire che non si può andare avanti così, che la partita non la si gioca. Ma il calcio è un business, dunque nulla sarà fatto dalle istituzioni che non hanno mai colto l’occasione per intervenire”. L’ex difensore riconosce che si tratta di un problema non solo del calcio italiano, ma molto più ampio. “Il razzismo non è limitato agli stadi o all’Italia. Sterling ha avuto lo stesso problema altrove”, il riferimento ai cori razzisti contro l’attaccante inglese in Montenegro.

Kean e Bonucci

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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