La “difesa dei confini” c’è, lo “sblocco dei cantieri” no. Nella pagella del governo firmata da Matteo Salvini è chiaro chi “lavora” e chi “polemizza”, chi è “concreto” e chi no. “Io rispondo col lavoro, con i fatti. Questa gente cerca fascisti, comunisti, nazisti, marziani, venusiani… ma i ministri sono pagati per lavorare“, dice il vicepremier della Lega.
Secondo quanto riporta online l’Ansa, la “gente” di cui parla sono i ministri M5s e Luigi Di Maio, che lo ha attaccato sull’alleanza con l’estrema destra tedesca. Ma il capo del M5s ribatte caustico: “Afd nega la Shoah, è preoccupante. E da che pulpito viene la predica” di Salvini sui ministri, è “un po’ nervoso…”.
Si innesta in una fase assai delicata per il governo, soprattutto sul piano della politica economica, la battaglia da campagna elettorale tra M5s e Lega. Dal presidente della Repubblica, arriva un invito alla prudenza nelle scelte: “In una fase di rallentamento con rischi particolari per il nostro sistema, le istituzioni dovrebbero assicurare fiducia e stabilità per investimenti e crescita sostenibile”, afferma Sergio Mattarella.
Lo fa a pochi giorni dal varo, martedì, di un Def che certificherà la frenata economica. Il governo farà i conti con una realtà che in autunno potrebbe portare a una manovra lacrime e sangue. C’è, certo, la convinzione del premier Giuseppe Conte che nel secondo semestre il Pil migliorerà. Ma nella maggioranza gialloverde c’è chi già ipotizza un aumento selettivo dell’Iva come il male minore. Se ne parlerà dopo le europee, quando gli equilibri nella maggioranza potrebbero essere diversi (portare a “rimpasti” o una crisi di governo).
Martedì però bisogna decidere che cifre “esibire” in campagna elettorale. E rischiano di scontrarsi due linee: quella più prudente di chi vorrebbe seguire la linea di Tria e fissare il Pil programmatico allo 0,2%; e quella più “politica” di chi nel M5s e in una parte della Lega vuole alzare l’asticella fino allo 0,5%. Sul ring della politica, intanto, sono ancora botte da orbi.
La linea aggressiva scelta dal M5s nelle ultime settimane starebbe pagando, secondo alcuni sondaggi, nel frenare la corsa leghista e ridare fiato e consenso al Movimento: anche a questo, secondo fonti pentastellate, potrebbe fare riferimento di Maio quando descrive i leghisti “ultimamente un po’ nervosi”.
Dalla Lega ribattono che il rimpallo di responsabilità – sommato allo stallo su misure come il decreto “Sblocca cantieri” – rischia di far male a tutti i partiti della maggioranza. “Ai colleghi del Movimento chiedo di abbassare i toni: se si vuole governare bene bisogna condividere e non accusare i colleghi, altrimenti il rischio è di andare a casa”, avverte Gianmarco Centinaio. Mentre dal Pd Nicola Zingaretti accusa il governo di “bloccare” il Paese e chiede ai due vicepremier di dimettersi.
È però Salvini, in questa fase, il primo critico verso alcuni ministri, incluso Tria. E attacca sul tema dei cantieri, gestito in prima battuta da Toninelli. Di più: accusa il M5s di voler fare accordi con i vecchi partiti in Europa e Di Maio di “non essere al passo coi tempi” quando evoca il rischio di un ritorno del fascismo.
Il leader pentastellato a Ivrea si mostra sereno e conciliante sul lavoro portato avanti dal governo, “sui fatti”. Ma al ministro dell’Interno, che vanta i propri “successi” nel bloccare i migranti e attacca gli altri ministri, ribatte che il decreto sblocca cantieri – ancora non pubblicato in Gazzetta ufficiale – è un provvedimento “di un governo in cui siamo in due…”. E l’accusa di lavorare poco, proprio non va giù ai ministri M5s: “Se contassimo le ore che Salvini passa in giro a dichiarare a farsi selfie piuttosto che al ministero – dicono fonti pentastellate – ci verrebbe da sorridere…”.
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