E’ quasi trascorso il primo anno dalla morte del produttore e dj Avicii (il 20 aprile 2018), ma nessuno lo ha dimenticato, soprattutto la sua famiglia e i suoi fan. Pioniere della musica elettronica e produttore discografico, Tim Bergling – così si chiamava all’anagrafe – era davvero amato e stimato, anche dai suoi colleghi. Due Mtv Music Awards vinti, un Billboard Music Award e aveva conquistato anche due candidature ai Grammy, il premio della musica più onorevole. Aveva iniziato ad esibirsi e partire in tour a soli 18 anni e poi, con il singolo “Wake me up” del 2013, era stato consacrato internazionalmente. Non solo, secondo Forbes era diventato ufficialmente il dj più pagato del pianeta.
Tanti fantasmi dietro la sua vita patinata ed apparentemente perfetta. Un grave problema con l’alcol lo aveva costretto ad un intervento di rimozione della cistifellea, in seguito ad una pancreatite. Da un anno e mezzo, prima della sua morte, non riusciva più neanche ad apparire in pubblico. Le difficoltà più grandi non erano dettate dalla presenza di altre persone, ma dalla consapevolezza di se stesso, timido ed insicuro. E la dimensione pubblica ti mette davanti a tutte le tue incertezze e fragilità. Così Avicii si era visto costretto a vivere e produrre la sua musica in studio, ma defilato dalle luci dei riflettori. Aveva annunciato, sul suo sito ufficiale
Noi tutti raggiungiamo un punto nella vita e nella carriera in cui capiamo cosa è più importante per noi. Per me è creare musica. È quello per cui vivo, quello per cui sento di essere nato. La fine dei live, non ha significato la fine di Avicii o della mia musica. Sono tornato nella dimensione dove tutto ha avuto un senso: lo studio. Il prossimo passo riguarderà il mio amore nel fare musica per voi. È l’inizio di qualcosa di nuovo. Spero che vi piaccia tanto quanto me.
Ma quel nuovo inizio è durato poco, pochissimo per un ragazzo così giovane, ma al contempo delicato, stretto nella morsa dei suoi mostri interiori.
Ad una settimana dalla sua morte, la sua famiglia, fino ad allora in silenzio, aveva apertamente dichiarato quanto fosse difficile per loro accettarne la scomparsa. Ma, ancor di più, quanto fosse diventato complesso vivere per Tim, un ragazzo che non trovava più un senso nella sua vita.
Era una fragile anima artistica in cerca di risposte a domande esistenziali – scrivono – un perfezionista estremo che lavorava e viaggiava ad un ritmo talmente alto da avere uno stress enorme. Quando ha smesso di fare tour voleva trovare un equilibrio per essere felice e fare la cosa che più amava: la musica. […] Ha davvero lottato con pensieri su significato, vita, felicità. Non poteva più andare avanti, voleva trovare la pace.
E, proprio ad un anno dalla sua morte, più precisamente il 10 aprile prossimo, uscirà il suo nuovo singolo, postumo, “SOS“. Il nuovo brano farà da apripista all’album che uscirà il 6 giugno, dal titolo “TIM“, in suo onore. La famiglia e i suoi produttori hanno cercato di rispettare il suo volere e, al contempo, non lasciare che la sua morte sia stata vana. Tutti i proventi delle vendite verranno impiegati e devoluti nell’associazione no profit Tim Bergling, per la prevenzione dei disturbi mentali e del suicidio. Ecco il comunicato ufficiale
Alla data della sua morte il nuovo album di Tim era quasi concluso. C’erano canzoni quasi finite, con note, email e messaggi sulla sua musica.
Gli autori che stavano collaborando con Tim hanno continuato il lavoro iniziato nella maniera più aderente possibile alla visione del nuovo album.
Alla morte di Tim, la famiglia ha deciso di condividere la sua musica con i fan di tutto il mondo.