Chissà se immaginava di poter raggiungere i traguardi odierni, Billie Eilish, quando, ancora quindicenne, aveva pubblicato il suo primo inedito “Ocean Eyes” gratis tu SoundCloud. Billie Eilish Pirate Baird O’Connell, nata il 18 dicembre del 2001, è l’astro nascente della musica mondiale. Non ha mai studiato a scuola, ma la sua educazione domestica le ha permesso di sviluppare della attitudini personali fuori dal normale. La prima dei Millenials a stabilirsi nelle posizioni più alte delle classifiche mondiali, ma che con la sua generazione condivide ben poco. E’ il futuro della musica, di quella pura e cantautoriale, sì, perchè lei scrive le sue canzoni a quattro mani con suo fratello. E proprio Finneas O’Connell è attualmente suo partner sul palco e produttore.

Billie ha sapientemente tirato su, con il contagocce, tutto ciò che di buono esiste nelle culture popolari e giovanili, sperimentando tutto insieme, in un genere che non può che essere riconoscibile. Ha 17 anni e un potenziale altissimi, amatissima in modo trasversale da ammiratori di tutte le età. La guardi e, con il suo viso pulito, gli occhi profondi e i suoi capelli blu, racconta una generazione in subbuglio e in protesta. I suoi look, casual e hip hop, sembrano venire da un sostrato culturale street, trap. Ma in nulla di tutto questo è ascrivibile la sua musica. Malinconica, dalla voce sottile, soave, dalle mille sfumature quando scende di toni, leggera sui falsetti, racconta di se stessa, di sentimenti forti ed emozioni. Dave Grohl l’ha definita un vero e proprio nuovo fenomeno in esplosione, paragonando la sua carica polarizzante e innovativa a quella dei Nirvana nei primi ’90.

E’ da poco uscito il suo vero primo album in studio, “When We All Fall Asleep, Where Do We Go?”, il banco di prova di un’artista. E’ attualmente l’artista più riprodotta su Spotify, con una vendita complessiva da record nella prima settimana, confermando così le buone premesse di successo. Non esiste una sola parola per definire questo lavoro discografico, se non memorabile. Pregno, degno di nota, di una qualità eccellente nei testi, intenti e produzioni, è qualcosa che certamente lascerà un’impronta indelebile nel pop mondiale. E fa quasi impressione dare un giudizio del genere, parlando di una ragazzina, che si è fatta spazio tra i grandi della musica internazionale.

“Bad guy” è il nuovo singolo, che ha stregato milioni di ascoltatori sulle piattaforme di straming. Dal sapore melodrammatico questa canzone pop, dalla produzione marcatamente radiofonica, con influenze elettroniche. E’ lei il cattivo ragazzo, quello che non presenteresti mai alla mamma, con la faccia beffarda, che fai fatica a seguire anche solo con lo sguardo. Tutti i colori della voce sono accompagnati dai suoni, spesso distorti, che fanno quasi detestare le cose singolarmente che, nel complesso, formano un insieme praticamente perfetto. Billie è la voce dei tormenti, delle gioie, della follia giovanile, ma guai a dire che la sua musica sia per adolescenti. La ricercatezza è quella della musica d’autore e nulla, ma proprio nulla, è lasciato al caso.

Il nuovo album non è che un viaggio, quello attraverso la pancia e i nervi di una ragazza, con l’esigenza di comunicare, ma di farlo in un modo tutto suo e diverso. Non è un percorso facile l’ascolto di questo disco e, in barba a chi dice che i giovani odiano la formula dell’album canonico, questo lavoro non potrebbe essere diverso da com’è. Si parte da una traccia surreale “!!!!!!!“, pochi secondi, una risata e una veloce presentazione, “questo è il disco”. Si chiude con “goodbye“, a suggellare la chiusura di un cerchio, dove al centro c’è Billie, una diciassettenne piena di grandi intenzioni e temi maturi.

Bury a friend“, il primo figlio di questo lavoro discografico, è un po’ la colonna portante dell’intero album

Questo brano ha inspirato tutto l’album. E letteralmente il punto di vista di un mostro sotto il mio letto. Se ti metti in quello stato mentale, cosa sente e cosa fa quella creatura? Confesso di essere quel mostro, perché io sono il mio peggior nemico. Posso essere anche il mostro sotto il tuo letto. (Billie Eilish)

Ma non c’è spazio per la paura nel mondo di questa ragazza, dagli occhi quasi sempre assenti, ma dal sorriso contagioso. Sì, perché se si dà un’occhiata ai suoi video, che spesso trascendono nello splatter e il grottesco, ne restiamo intimoriti. La realtà è che quelle stesse paure di cui parla, metafore e proiezioni delle turbe giovanili, lei le esorcizza in chiave horror moderna, con un tocco di ironia. Non è mai volutamente sessualizzante, non apertamente, perché la sensualità, nella sua giovane età è proprio nella sua ingenua volubilità. E’ nelle canzoni a volte sussurrate, è nella malizia dei gesti, negli sguardi magnetici.

Billie è quella de “all the good girls go to hell“, ma è anche una buffa ed impacciata ragazzina che, dice lei, ha come unico vizio la passione per i burritos. Ironica nelle interviste, camaleontica sul palco, ti cattura in una morsa, dalla quale difficilmente puoi uscire. Una che se ne frega dei meccanismi, degli schemi, anche dei generi, che sapientemente mixa a suo piacimento. Nel mese di febbraio è stata protagonista di un concerto, al Fabrique di Milano. Un mostro da palcoscenico che, durante le sue esibizioni più intime, chiedeva al pubblico di mettere in tasca il telefono, per vivere la musica come un’esperienza mistica. La potremo rivedere, sempre a Milano, il 31 agosto. C’è ancora speranza per la musica, ne sono convinta.