Antonio Di Maio, padre del vicepremier Luigi, ha provveduto a proprie spese all’abbattimento dei tre manufatti abusivi realizzati su un terreno in comproprietà con la sorella a Mariglianella (Napoli). Per i tre manufatti il Comune guidato dal sindaco Felice Di Maiolo, aveva emesso lo scorso gennaio l’ordinanza di abbattimento ed i proprietari avevano 90 giorni di tempo per ottemperare al provvedimento.
L’ufficio tecnico, infatti, aveva rigettato parte delle controdeduzioni presentate dal padre del ministro del Lavoro, ritenendo che solo uno degli iniziali quattro manufatti ritenuti abusivi, fosse stato realizzato prima del 1967, quando è entrata in vigore la legge sull’edilizia.
Nelle controdeduzioni Antonio Di Maio aveva ammesso l’abuso edilizio di quella che un tempo era una stalla poi resa abitabile. I proprietari avrebbero potuto presentare ricorso dinanzi al TAR, ma nei giorni scorsi Antonio Di Maio ha provveduto all’abbattimento degli abusi.
Luigi Di Maio, il padre Antonio indagato: guai per i rifiuti nel cantiere
Come scrive Il Mattino, il padre del vicepremier grillino Luigi Di Maio, Antonio, è indagato dalla procura di Nola il ritrovamento di “scarti edili, residui ferrosi e pezzi di igienici” da parte della polizia municipale di Mariglianella. L’iscrizione è avvenuta a seguito del ritrovamento da parte della polizia municipale nell’appezzamento di terreno attiguo alla vecchia masseria di famiglia nel Comune di Mariglianella (Napoli), di alcuni rifiuti inerti, di alcuni vecchi secchi e di una carriola. A seguito dell’ispezione dei vigili le aree furono messe sotto sequestro.
Dopo quella ispezione infatti , gli agenti della municipale avevano messo sotto sequestro l’area in cui sorge l’azienda di famiglia dei Di Maio, sollevando anche dubbi su possibili abusi edilizi, come emerso anche nei vari servizi de Le Iene. Il pm ha convalidato il sequestro disposto dalla polizia municipale sul cantiere edile di Marigliano, mentre l’avvocato di Antonio Di Maio, Saverio Campana, prova a chiarire quel che sta accadendo, come riportato dal Giornale: “Siamo in presenza di un’ipotesi astratta. Il sequestro è finalizzato solo a consentire all’Arpac di stabilire se quanto rinvenuto rientri o meno nella categoria di rifiuti. Se anche fosse – aggiunge l’avvocato – la semplice rimozione determinerebbe l’estinzione automatica del reato“.
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