“L’Italia sta soffrendo una situazione di stagnazione se non di recessione. E la situazione italiana è fonte di incertezza per tutta l’Eurozona”: lo ha detto il commissario Ue per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, parlando a margine dei lavori del Fmi.
“Servono riforme strutturali vere e credibili e misure per la crescita. E non è questione di essere duri, ma il debito deve calare”. “Chiedo all’Italia credibilità – ha poi aggiunto -. Tutti devono rispettare le regole e rispettare gli impegni presi. E’ una questione di credibilità e di sostenibilità”.
“Prenderemo le nostre decisioni sull’Italia sulla base delle nostre stime” – ha concluso. “La nostra decisione sarà il 7 maggio e dovranno tornare i conti sulla base delle nostre indicazioni”, ha sottolineato Moscovici.
Il bastone e la carota. Ora Moscovici vuole aiutare l’Italia. Ecco perché
“Lavoriamo giorno e notte con le autorità italiane per conciliare le misure che vogliono varare con il rispetto delle regole di bilancio“. Così parlò, secondo quanto riporta il sito dell’Ansa, il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici. Le dichiarazioni sono state rilasciate ai microfoni dell’emittente francese RTL e replicate dallo stesso account Twitter ufficiale del commissario europeo, oggi 18 dicembre. Moscovici ha ribadito che “la Francia sarà l’unico paese a superare il 3% di deficit nel 2019” e “non ci saranno sanzioni”.
Moscovici ha anche spiegato di lavorare affinché, oltre alla Francia, “neppure l’Italia sia sanzionata”. “Penso che sarebbe negativo – ha aggiunto – è un grande Paese della zona euro, in cui ha il suo posto”. Il giorno del giudizio dell’Ue sembra dunque allontanarsi. Ma un’intesa per evitare la procedura d’infrazione l’Italia ancora non l’ha incassata.
E anche se l’interlocuzione prosegue, la strada appare ancora in salita. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria invia a Bruxelles un nuovo “schema”, che disegna una manovra più snella. Il deficit si abbassa al 2,04%, la stima di crescita del Pil nel 2019 potrebbe calare dall’1,5% fino all’1%. Se la proposta convincerà i tecnici della commissione, potrebbe essere tradotta in una lettera del ministro all’Ue e poi finalmente nelle norme della legge di bilancio. Ma la partita è aperta.