MondoNewsPrimo piano

Notre Dame divorata dall’incendio: crollati guglia, tetto e parte della volta centrale [VIDEO]

Notre-Dame, cattedrale di Parigi, capolavoro gotico e patrimonio dell’umanità, è stata divorata da un incendio gigantesco, lunedì 15 aprile. La sua struttura, la facciata e i tesori si sono salvati. La sua guglia, uno dei simboli della capitale francese, è crollata dopo essere stata preda per più di un’ora delle fiamme. Non ci sono feriti tra i fedeli o i turisti: l’unico – in gravi condizioni – è un pompiere.

“L’incendio è spento, ma la stabilità della cattedrale e la profondità strutturale del danno sono ancora incerti”, ha detto il segretario di Stato francese all’Interno, Laurent Nunez, arrivato sul posto all’alba, citato da Le Figaro. “Sul posto – ha detto Nunez – sono ancora al lavoro un centinaio di vigili del fuoco con otto mezzi antincendio. La questione – ha concluso – è strutturale: sapere come l’edificio resisterà al gravissimo incendio che ha subito la notte scorsa”.

La volta della navata centrale di Notre-Dame a Parigi è crollata in alcune sezioni e sul transetto, dove poggiava la guglia: è quanto si vede nelle prime immagini riprese dall’interno della cattedrale nella notte dai vigili del fuoco, di cui alcuni frame sono apparsi su media fra cui Cnn. Dalle voragini sulla volta si vedono i bagliori della struttura del tetto che ancora brucia. I rilievi in marmo appaiono bruniti dal fumo e in fondo all’abside si vede la croce dell’Altare maggiore. A terra pezzi di legno fumante.

Piangono i parigini, si ferma la politica, come ha voluto il presidente Emmanuel Macron, che proprio ieri sera avrebbe dovuto annunciare in diretta tv importanti riforme. E che, in preda alla commozione, ha dato il primo segnale di riscossa: “La ricostruiremo tutti insieme”. Nessuno dimenticherà questo 15 aprile, primo giorno delle celebrazioni della settimana Santa. Non lo dimenticheranno i tanti parigini che sono usciti di casa e hanno raggiunto sul parapetto della Senna, a sud dell’Ile-de-la-Cité, i turisti allontanati dalla spianata della cattedrale subito dopo le 18:50, quando le fiamme hanno cominciato a divampare su un’impalcatura.

I lavori di ristrutturazione, un cantiere gigantesco, erano cominciati da pochi giorni. In particolare era da ristrutturare e rinforzare il tetto della cattedrale, quello che – sotto la violenza delle fiamme e il peso della guglia – è crollato e adesso tutti sono con il fiato sospeso per capire se anche la preziosa volta che sovrasta la navata centrale è stata distrutta. Non ci sono feriti tra i fedeli o i turisti, l’unico in gravi condizioni è un pompiere, uno dei 500 intervenuti con ingenti mezzi per tentare di domare le fiamme che continuavano ad avanzare inesorabili. Non si sono visti Canadair, perché lanciare bombe d’acqua dall’alto avrebbe potuto causare danni se possibile peggiori. A tarda sera, le fiamme erano meno intense, i pompieri hanno annunciato che la struttura della cattedrale “è salva”. Il rettore ha aggiunto che reliquie preziose come “la corona di spine” di Cristo – stando alla tradizione – è intatta.

L’interno, spettrale, della cattedrale di Notre Dame distrutta dal fuoco

Fra le prime reazioni, già serpeggiano le polemiche sulla mancanza di adeguati ed efficaci automatismi antincendio, vista anche l’ampiezza del cantiere. A Parigi in particolare, le ultime settimane sono state punteggiate da incendi di palazzi a ripetizione, con numerose vittime, compresi i pompieri. La Procura della capitale ha aperto un’inchiesta per disastro colposo. “Notre-Dame di Parigi in preda alle fiamme. Emozione di tutta una nazione. Pensiero per tutti i cattolici e per tutti i francesi. Come tutti i nostri compatrioti, stasera sono triste di veder bruciare questa parte di noi”, ha twittato Macron subito dopo la decisione di non andare in onda per annunciare le attesissime riforme che – nelle intenzioni dell’Eliseo – dovrebbero mettere fine alla rivolta sociale dei gilet gialli, in corso da 5 mesi.

In serata, il presidente accompagnato dalla moglie Brigitte ha parlato, con la voce rotta dall’emozione, davanti alle fiamme che – benché più deboli – ancora ardono all’interno della cattedrale: “Abbiamo evitato il peggio grazie al coraggio dei pompieri, abbiamo salvato la struttura, la facciata”. Poi ha concluso: “La ricostruiremo, tutti insieme. è quello che i francesi si aspettano, che la nostra storia merita”. Il simbolo di Parigi, il monumento storico più visitato d’Europa, è andato in cenere. I parigini sono usciti di casa e si sono avviati a piedi, seguendo la nube nera, verso le preziose guglie che si stagliavano verso il cielo e che oggi sono crollate in macerie.

Qualcuno si è abbracciato, altri hanno intonato canti e preghiere per quel simbolo della storia e della tradizione che sparisce in pochi minuti, forse per negligenza, forse per fatalità. Qualche accento polemico da Donald Trump, che nel suo messaggio ha parlato di necessità di “agire rapidamente”, mentre solidarietà e partecipazione al dolore sono arrivate da tutto il mondo, dall’Italia alla Germania. L’Isis, ha invece reso noto il Site, ha salutato il colpo “al cuore dei crociati”. Le autorità religiose della città, in questo inizio di Settimana Santa, hanno invitato fin dalla serata i fedeli a pregare e a recarsi, da domani, nell’altra cattedrale, Saint-Sulpice. Notre-Dame, ferita a morte, stretta da ogni lato dalle mostruose gabbie delle impalcature in fiamme, ha vissuto stanotte le sue ultime ore.

Un’altra immagina dall’interno di Notre Dame

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio