Come è nato l’incendio che ha distrutto il tetto, e fatto crollare parte della volta, della cattedrale di Notre Dame a Parigi, lunedì 15 aprile? Secondo quanto riporta Il Messaggero, in un articolo a firma di Francesca Pierantozzi, le cause possono essere di vario tipo ma tutte riconducibili – per quello che ne sappiamo a ora – non a un atto doloso ma a un fatto accidentale. La società “Le Bras Frères” è una delle ditte che erano impegnate nei lavori di ristrutturazione del tetto della cattedrale. Lo scorso anno aveva vinto l’appalto per costruire i ponteggi del restauro della guglia. Un’azienda specializzata e riconosciuta come di grande esperienza proprio nell’ambito del restauro delle chiese antiche.

INTERROGATI IMPRESARI E OPERAI

I vertici della ditta e 12 operai sono stati tra i primi ad essere ascoltati dai cinquanta inquirenti al lavoro per stabilire come Notre Dame possa essere stata inghiottita dalle fiamme. “Non c’era nessun operaio” quando il filo di fumo ha cominciato ad alzarsi accanto alla guglia, hanno detto e ripetuto i Le Bras. “Abbiamo rispettato tutti i dispositivi e le procedure di sicurezza -. Noi vogliamo più di tutti che sia fatta luce sulle cause di quanto accaduto”.  Cosa è andato storto a Notre Dame? Il procuratore di Parigi Rémy Heiz sembra già quasi sicuro: è stato un incidente ed è cominciato al livello del cantiere di restauro. Dove si lavorava ancora soltanto all’allestimento dei ponteggi. In tutto, cinque imprese stavano intervenendo nel progetto di restauro.

ALLARME POCO EFFICACE?

Il fuoco potrebbe aver covato tra le querce delle capriate trecentesche a lungo prima di esplodere con una ferocia distruttiva. “Anche per ore”, dice una fonte vicina all’inchiesta, riporta Il Messaggero. Questo potrebbe significare che un sistema di allarme più efficace, più sensibile, avrebbe potuto prevenire la tragedia. Un primo allarme è scattato alle 18,20. Quando è partito il fischio dell’allerta antincendio, i turisti hanno cominciato ad essere evacuati ma i pompieri subito arrivati sul posto non hanno trovato niente. Poi il secondo allarme, alle 18,43: questa volta le fiamme già si vedevano sopra il tetto, gli ultimi fedeli sono stati fatti uscire di corsa, e sono cominciate le disperate operazioni di soccorso.

LA MICCIA FORSE DAL PONTEGGIO

“Niente può farci pensare che si sia trattato di un atto volontario”, ha detto il procuratore Heiz. L’ipotesi che circola di più – ma non confermata -, parla di un problema nato al livello della saldatura di un ponteggio metallico a una trave di legno. Da verificare anche lo stato degli ascensori: ne erano stati allestiti ben due per consentire agli operai di arrivare fino ai 97 metri della guglia. Gli agenti della Brigata criminale hanno interrogato anche tutto il personale della sicurezza. Trenta i testimoni ascoltati, ha precisato la procura. “L’obiettivo è capire cosa sia accaduto e stabilire eventuali responsabilità” ha detto al sito 20Minutes una fonte vicino all’inchiesta, secondo la quale “i lavori d’indagine saranno lunghi e molto complessi”.

UNA SQUADRA A CACCIA DELLE CAUSE DEL ROGO

Al lavoro c’è già la squadra speciale dei pompieri che si dedica alla “ricerca delle cause”. I tecnici del laboratorio centrale della prefettura hanno già effettuato i primi prelievi per determinare l’origine delle fiamme. A causa della pericolosità della struttura gli inquirenti hanno previsto di utilizzare dei droni. Già cominciata anche l’analisi delle immagini di diverse telecamere di videosorveglianza, tutte quelle esterne ed anche alcune ancora funzionanti poste all’interno della cattedrale.

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