Voce graffiante e un’inafferrabile sensualità anche nei suoi picchi più malinconici. Flora, artista venticinquenne e musicista di talento, ha esordito il 18 aprile con il suo primo EP “Si vedono i fiori”. Una laurea in pianoforte e poi un’intensa formazione tra Italia, Germania, Londra e Giamaica: sotto un’apparente trasandatezza, emergono tecnica e consapevolezza vocale.

Dall’amore travagliato a Una canzone un po’ banale 

“Amo quando sparisci, amo quando ritorni, amo pure i tuoi vizi e la fine dei sogni”: nel suo album d’esordio Si vedono i fiori, Flora canta di un amore tormentato e forse finito per sempre, uno di quelli costellati di addii e ripensamenti, di rimpianti ma non di rancore. Testi semplici e genuini, immagini di coppia e di vita quotidiana che la inseriscono spontaneamente nel panorama musicale indie. Tutto all’insegna di un’amarezza raccontata con tenera ironia, il percorso dell’artista si sviluppa in 4 tracce, per concludersi con la serenità di una frase che suona come una dedica: “Ti ringrazio perché almeno ho scritto tanti versi che parlano di te”.

4 brani che delineano il decorso di una relazione, con tutte le sue turbolenze: “Si vedono i fiori”, singolo di debutto nonché titolo dell’EP. Nato durante il soggiorno londinese dell’artista, palesa i dubbi e le insicurezze di un rapporto incerto che sembra non trovare equilibrio.

“Perenne ritardo”, l’altra faccia di quello stesso amore che riesce a proteggersi solo quando resta a sudare tra le lenzuola: una chiave più divertita, ironica e maliziosa che valorizza al massimo l’aspetto più sensuale della sua vocalità.

“Sai che c’è” è senz’altro il brano più autobiografico e sofferto dell’album, il tentativo di curare e accettare la ferita nata dalla fine della storia. Il dolore di un pensiero fisso che non dorme mai, che resta sveglio insieme alla città che lo accoglie, mentre ogni progetto si vanifica e la vita immaginata sembra non esistere più. Un esperimento di maturità e consapevolezza, il tentativo faticoso di trovare un appiglio anche nel dolore di uno squarcio.

“Una canzone un po’ banale”, spaccato di vita quotidiana a Londra, racconta l’insorgere improvviso di tutti quei momenti di semplicità che evocano una bellezza universale, ed è soprattutto un invito a cercarla e farne tesoro: negli occhi di uno sconosciuto, nella solitudine di un clochard che suona la chitarra, nei discorsi tra due estranei dentro un pub, l’artista trova un po’ di pace.

Una canzone un po’ banale di banale ha ben poco, ed è paradossalmente la sua traccia più riuscita, la più comunicativa: pone l’accento sul potenziale più affascinante di Flora-cantautrice, che qui si lascia andare con un testo frizzante e immagini autentiche: “In metropolitana, accanto a me una suora e una puttana si scambiano consigli d’amore e di virtù, senza pregiudizi si danno anche del tu”. Distaccandosi dal travaglio sentimentale che l’ha ingabbiata nelle tre tracce precedenti, con l’ultima emerge e fiorisce, insieme alla libertà ritrovata, il suo sguardo più interessante sul mondo.

Il prossimo 27 aprile al Wishlist Club di Roma, Flora presenterà l’Ep dal vivo a partire dalle ore 22:00.