Aperti i seggi in Spagna nelle elezioni generali indette per il rinnovo del Congresso dei Deputati e del Senato. Sono 36.893.976 gli elettori chiamati ad eleggere 350 deputati e 208 senatori. L’ultimo rinnovo delle “Cortes Generales”, il parlamento spagnolo, risale al 26 giugno 2016. Le operazioni di voto, avviate alle 9 del mattino, si concluderanno alle 20 di oggi 28 aprile.
Stando alla gran parte degli osservatori, l’esito delle urne porterà a due blocchi, quello guidato dal socialista Pedro Sanchez (nella foto in alto, favorito, ma non al punto di poter fare da solo) e quello capitanato dal leader del Partido popular Pablo Casado, che in extremis ha aperto anche all’ultradestra di Vox, il partito di Santiago Abscal il cui ingresso in Parlamento è dato per scontato dai sondaggi: era dal 1982 che i rappresentanti dell’estrema destra vi mancavano.
Il rebus alleanze a destra contempla poi anche Ciudadanos, partito nato per contrastare formazioni indipendentiste e secessioniste, in particolare in Catalogna, e adesso presentato come una forza liberale dal suo leader Alber Rivera, che non disdegna un ruolo in un eventuale esecutivo di centrodestra.
“Spero in una giornata che apra le porte aperte al futuro”, ha detto il premier spagnolo e leader socialista Pedro Sanchez dopo aver votato. Sanchez ha quindi sottolineato il suo auspicio “che gli spagnoli mandino un messaggio chiaro di quattro anni di stabilità”. Un auspicio che ha ripetuto anche in inglese rispondendo ad una giornalista straniera che gli chiedeva quale fosse il suo messaggio per l’Europa e ricordando l’europeismo della Spagna. Sanchez, che ha votato presso il seggio di Pozuelo de Alcaron, una località di Madrid, a circa mezz’ora dall’inizio delle operazioni di voto, spera per una conferma elettorale che lo tenga alla Moncloa.
Il leader socialista aveva assunto la guida del governo meno di un anno fa dopo la caduta dell’esecutivo guidato da Mariano Rajoy del Partido Popular. I sondaggi lo danno come favorito: stando alla gran parte dei rilevamenti il Psoe dovrebbe emergere dalle urne come il primo partito ma è anche poco probabile che ottenga comunque i numeri necessari per governare da solo (ovvero la maggioranza di 176 preferenze al Congresso).
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