Non solo il “caso Siri”. Il M5S cavalca anche l’inchiesta del settimanale L’Espresso sul conti della Lega di Salvini. E chiede “chiarimenti” al Carroccio per quanto rivelato dal settimanale sugli oltre tre milioni di euro che sarebbero finiti “sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini”. Dal canto suo il segretario dem, Nicola Zingaretti, a proposito dei conti del Carroccio ha detto che l’ inchiesta dell’ Espresso “è pesante e descrive un sistema torbido”.
Il pentastellato Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, dunque socio di maggioranza dei salviniani, non è stato da meno, denunciando “presunti giri di fondi oscuri, fatti di corruzione e legami con alcuni personaggi con ambienti mafiosi” per i quali “è doverosa una spiegazione” da parte leghista.
Primo Di Nicola, vicecapogruppo M5S al Senato, chiede addirittura l’ intervento della commissione Antimafia “affinché sia fatta piena luce su quello che appare come uno dei più allarmanti episodi del legame tra mafia, politica e affari. Mai gli interessi economici di Cosa Nostra erano riusciti a penetrare così alti livelli di governo”. Una posizione sfruttata abilmente dal Pd, che si è affrettato a lanciare un amo ai grillini: “Di Maio e il M5S sostengano la nostra richiesta di un’ audizione in Commissione Antimafia di Salvini”.
Il ministro dell’Interno ha scrollato le spalle: “Non c’ è niente da chiarire, sono solo fantasie. È la sedicesima inchiesta, aspetto la diciassettesima”. Di certo Salvini aspetta anche di conoscere le mosse di Giuseppe Conte, che i grillini continuano a tirare per la giacca per il “caso Siri”. “Ho fiducia nel suo ruolo e compito”, ha detto Di Maio. «Se qualcuno pensa che, nel momento in cui ci sono temi così importanti come la corruzione, come un’ inchiesta legata alla mafia, il Movimento Cinque Stelle se ne stia zitto, allora ha proprio sbagliato”, ha aggiunto il vicepremier.
Photo credits: Twitter