La Festa del Lavoro, che si celebra ogni primo maggio, fu istituita nel 1889 dal movimento socialista, durante il congresso della Seconda internazionale, in quei giorni riunito a Parigi. L’idea nacque per ricordare un comizio sindacale, tenuto all’Haymarket Square di Chicago l’1 maggio 1886, funestato dallo scoppio di una bomba che costò la vita ad una decina di presenti e che portò all’impiccagione di 4 dirigenti sindacali.

A Parigi venne indetta una grande manifestazione per chiedere alle autorità pubbliche di ridurre la giornata lavorativa a otto ore e si scelse il 1° maggio perché appunto tre anni prima, nel 1886, la manifestazione operaia a Chicago era stata repressa nel sangue. A metà del 1800, infatti, i lavoratori non avevano diritti: lavoravano anche 16 ore al giorno, in pessime condizioni, e spesso morivano sul luogo di lavoro.

Il 1° maggio 1886 fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore. La protesta durò 3 giorni e culminò con una vera e propria battaglia in cui morirono 11 persone. L’iniziativa superò i confini nazionali e divenne il simbolo delle rivendicazioni degli operai che in quegli anni lottavano per avere diritti e condizioni di lavoro migliori.

In Italia la festa venne ratificata due anni dopo la decisione di Parigi (nel 1891); durante il ventennio fascista venne anticipata al 21 aprile, per farla coincidere con il Natale di Roma. La data del primo maggio venne poi ristabilita nel 1945, con la caduta del regime. Nonostante i fatti di Chicago, negli Stati Uniti, a differenza che in Europa, la Festa del Lavoro si celebra in un altro periodo dell’anno. Questo perché la prima giornata dei lavoratori negli Usa sarebbe datata 5 settembre 1882. In quella giornata i Knights of Labor, i cavalieri del lavoro, organizzarono una manifestazione a New York, e due anni dopo stabilirono che la manifestazione si ripetesse ogni anno. Non in primavera, ma il primo lunedì di settembre.

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