Il Grande Torino era la più forte squadra di calcio italiana e aveva il mondo in mano. Esattamente il 4 maggio del 1949 veniva spazzata via la formazione più solida del campionato italiano di allora. La storia del Grande Torino è rimasta, per generazioni, scolpita nella storia del calcio e dello sport ed ha commosso generazioni di sportivi che hanno tramandato la storia di padre in figlio.

Esattamente settant’anni fa, l’aereo della squadra si schiantava contro la Basilica di Superga. Superga è il colle che domina Torino da est. In cima, la panoramica è molto ampia, arriva fino alle Alpi. Il luogo è stato un punto strategico di osservazione, perché da lì si potevano studiare a distanza le manovre militari di chi tentava l’assedio alla città.

Non ci furono superstiti e come disse qualcuno all’epoca, “furono sconfitti solo dal fato“. Non un giocatore, non uno tra allenatori medici e massaggiatori, non un membro dell’equipaggio, nessuno dei tre giornalisti al seguito poté raccontare quella terribile vicenda dopo. La tragedia ebbe all’epoca un impatto mediatico incredibile e sconvolse anche i non appassionati. Un’intera generazione di calciatori, tra l’altro i migliori di quel periodo, era stata spazzata via.

Tutta l’Italia si prepara a ricordare questo evento particolare. A Torino, soprattutto, si respira un’atmosfera di nostalgia per questa ricorrenza; il ricordo è ancora vivo tra chi, nel ’49, c’era e ricorda tutto e chi invece ha sentito quei racconti dai proprio cari.

Sul luogo del terribile incidente aereo c’è una lapide con i nomi dei caduti che ogni anno il capitano del Toro commemora citandoli uno per uno. I calciatori: Valerio Bacigalupo (25 anni, portiere), Aldo Ballarin (27, difensore), Dino Ballarin (23, portiere), Emile Bongiorni (28, attaccante), Eusebio Castigliano (28, mediano), Rubens Fadini (21, centrocampista), Guglielmo Gabetto (33, attaccante), Roger Grava (27, centravanti), Giuseppe Grezar (30, mediano), Ezio Loik (29, mezzala destra), Virgilio Maroso (23, terzino sinistro), Danilo Martelli (25, mediano e mezzala), Valentino Mazzola (30, attaccante e centrocampista), Romeo Menti (29, attaccante), Piero Operto (22, difensore), Franco Ossola (27, attaccante), Mario Rigamonti (26, difensore), Julius Schubert (26, mezzala).

E poi i dirigenti: Egidio Agnisetta (55, Direttore Generale), Ippolito Civalleri (66, accompagnatore), e Andrea Bonaiuti (36, organizzatore delle trasferte) e lo staff tecnico, Egri Erbstein (50, direttore tecnico), Leslie Lievesley (37, allenatore) e Ottavio Cortina (52, massaggiatore).

Tra le vittime anche i giornalisti Renato Casalbore (Tuttosport), Renato Tosatti (la Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (la Nuova Stampa) e i membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni (primo pilota), Cesare Bianciardi (secondo pilota), Celeste D’Inca’ (motorista) e Antonio Pangrazzi (radiotelegrafista).