Caso Regeni, clamorose ammissioni dagli 007 egiziani. Ecco cosa è successo
Svolta nel caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano di 28 anni sequestrato, torturato e ucciso brutalmente fra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016 al Cairo, in Egitto. Secondo Corriere e Repubblica, un funzionario dell’intelligence egiziana ha raccontato di aver partecipato al “prelevamento” di Giulio.
“Credevamo che fosse una spia inglese – ha dichiarato il funzionario -, lo abbiamo preso, io sono andato e dopo averlo caricato in macchina abbiamo dovuto picchiarlo. Io stesso l’ho colpito più volte al volto”. Questo quanto ha detto l’agente “a un collega straniero nel corso di una riunione di poliziotti africani, avvenuta in un Paese di quel continente nell’estate 2017. A rivelare l’episodio è una persona che ha assistito alla conversazione tra il funzionario del Cairo e il suo interlocutore“, scrivono i quotidiani.
Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco nei giorni scorsi hanno inoltrato al Cairo una nuova rogatoria “in cui chiedono informazioni che potrebbero fornire ulteriori riscontri. È l’atto di cui ha parlato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rivelando di aver avuto un lungo colloquio telefonico con il presidente egiziano Al Sisi”.
Inoltre “il funzionario indicato dal testimone è uno dei cinque che la Procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona”. La persona che ha “ascoltato la confessione ha indicato nome e cognome del funzionario perché l’ha visto consegnare al collega straniero il proprio biglietto da visita”.
Lo stesso premier Giuseppe Conte è tornato sulla telefonata con Al Sisi: “Ho parlato con Al Sisi, ho avuto un lungo colloquio al telefono: c’è una rogatoria da perorare oltre che un aggiornamento della situazione libica. Oggi si parla di scuola. Nel pomeriggio di sistema bancario. C’è tanto da fare”.
Photo credits: Twitter