Corteo a Napoli, domenica 5 maggio, per dire basta alla camorra: “DisarmiAMO Napoli”. E per far giungere, con diversi cori, la solidarietà alla piccola Noemi, la bambina rimasta ferita gravemente in un agguato venerdì scorso 3 maggio. La piccola lotta tra la vita e la morte in un letto di ospedale. La sua “colpa”: trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato.

Circa 300 persone hanno raccolto l’invito alla mobilitazione dell’associazione “Un popolo in cammino”, manifestando in piazza Nazionale, teatro della sparatoria che potrebbe costare la vita alla piccola Noemi. Il quartiere non partecipa, molti residenti guardano dai balconi, e mentre i manifestanti scandiscono i cori, ecco i fuochi d’artificio, che i clan utilizzano per marcare la loro presenza sul territorio. Tra i 300 alcune persone note, secondo la cronaca dei fatti riportato online dall’Unione Sarda, come la mamma di Arturo Iavarone, il ragazzino ridotto in fin di vita da una baby gang che lo ha preso a coltellate “per svago”.

Una presenza però sorprende più di tutte le altre. Quella di Antonio Piccirillo, figlio del boss Rosario, per anni indiscusso padrone di Chiaia, arrestato nel 2005. Prende il megafono Antonio: “Mio padre è Rosario Piccirillo, un uomo che purtroppo ha fatto delle scelte sbagliate nella vita, è una camorrista”. Gli sguardi dei presenti virano tra lo stupore e la costernazione. Si teme una provocazione, ma non è così. Parla, Antonio: “Io voglio dire che i figli dei camorristi non vivono bene e che le loro famiglie fanno una vita da cane, quella che forse meritano. Ho 23 anni, è la prima volta che scendo in piazza. Lo faccio perché voglio un futuro migliore per la mia città e per le future generazioni” (il video è tratto da Rep Tv).

Non finisce qui, tra gli applausi dei presenti: “Lo dico ai figli dei camorristi, amate sempre i vostri padri ma dissociatevi dai loro stili di vita, perché non portano a nulla. I nostri padri ci hanno reso la vita difficile, quasi impossibile, ci hanno creato disagi esistenziali enormi. Chi fa soffrire la propria famiglia non può essere reputato un buon genitore”. E ancora: “C’è chi pensa che la camorra di una volta era meglio, non è così. La camorra ha sempre fatto schifo: le persone perbene rispettano gli altri e i camorristi non rispettano nessuno”.

Photo credits: Twitter; video credits: Rep Tv