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“Leonardo da Vinci, ecco cosa ci direbbe oggi…”. Intervista a Franco Cardini

Nato sotto il segno forte del leone, Franco Cardini ha abbastanza primavere alle spalle per discutere senza peli sulla lingua di ciò di cui è specialista: la storia, del Medioevo e dell’epoca moderna in particolare, ma anche l’attualità politica e sociale, italiana ed europea. Del resto, da fiorentino verace, l’ha sempre fatto. Con i suoi studenti, con i colleghi, con i tanti cittadini che affollano le librerie e i luoghi di dibattito (anche televisivo) in cui si reca invitato a discutere dei suoi libri e dei suoi studi. VelvetMag lo incontra nei giorni in cui si celebrano i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci.

Professor Cardini, se Leonardo fosse vivo cosa avrebbe da dire a noi italiani ed europei di oggi?

Certamente avrebbe un messaggio per noi, ma schietto e senza mezzi termini. Ci direbbe: ‘Arricchitevi e conquistate la Terra. Sappiate farvi amici i potenti che vi aiuteranno, finanziandovi, a realizzare le vostre scoperte e le vostre conquiste…’.

Un messaggio brutale, che non corrisponde all’immagine del Leonardo universalista, uomo di pace e benefattore che spesso abbiamo di quel grande genio

Infatti. Noi abbiamo un’immagine di Leonardo da Vinci che non corrisponde alla realtà. Giustamente lo celebriamo, perché è stato un genio assoluto. Dobbiamo però comprendere come ha vissuto e in che modo ha potuto effettuare le sue scoperte e le sue invenzioni straordinarie nel campo della pittura, come in quello della scienza, o delle macchine da guerra. Leonardo non si curava troppo del fatto che, se realizzate, le sue infrastrutture belliche avrebbero provocato molte più vittime fra gli uomini…Per lui era fondamentale ottenere la benevolenza e il favore del potenti, italiani o francesi, al fine di ottenere denaro. Quei soldi che gli avrebbero consentito di continuare a elaborare idee, progetti e realizzazioni artistiche, tecnologiche straordinarie.

Leonardo, dunque, non ci può essere di esempio?

Si comportava come altri uomini dell’élite del suo tempo e, dal suo punto di vista, faceva bene. Da qui a vederlo come un esempio di ordine etico ce ne corre. Direi che a Leonardo da Vinci dobbiamo deferenza per ciò che ha realizzato senza necessariamente additarlo ad esempio per il nostro futuro. Del resto la nostra società è curiosa: celebriamo e additiamo ad esempi personaggi rispetto ai quali, poi, ci comportiamo in tutt’altro modo.

A quale personaggio si riferisce?

Pensiamo a Francesco di Assisi. È stato un uomo e un santo che ha predicato controcorrente, che ha messo al primo posto la carità e non certo l’arricchimento di una società dedita a cercare il costante sviluppo economico. E oggi cosa facciamo? Lo celebriamo…Ma in realtà il nostro mondo moderno non è fondato sui valori dell’umiltà e della povertà di Francesco, anzi, ne è molto distante.

Leonardo e prima di lui Francesco di Assisi sono due grandi figure di europei oltreché italiani. Per lei cosa è l’Europa oggi?

L’Europa è necessaria ma abbiamo cominciato a costruirla dal tetto. E ora scontiamo il fatto che non siamo partiti dalle fondamenta. Dopo la guerra si cominciò dal mercato comune fra gli europei sotto l’ombrello della Nato, fino ad arrivare alla moneta unica. Ma la volontà di creare un’Europa che fosse anche un’unione politica, magari di stampo federalista come chiedeva Altiero Spinelli, non c’è mai stata davvero. C’era la guerra fredda fra Usa e Urss e noi eravamo nel mezzo.

L’identità europea, però, esiste oltre a quella nazionale oppure no?

Esiste ma è stata appannaggio delle élite dominanti. Non si è radicata e non è cresciuta a livello popolare. Ci sono biblioteche intere, potremmo dire, dedicate a questo tema dell’Europa, si sono fatti e si fanno da decenni dibattiti e discussioni infinite su questo. Ma nel momento in cui si è cominciato il cammino comune degli europei, dopo la guerra, si sarebbe dovuto stabilire un sistema di approfondimento culturale sulla nostra identità europea. L’Europa andava studiata a scuola. Si doveva partire dal basso attraverso un’educazione e una pedagogia che ci facesse scoprire europei, non solo italiani, tedeschi, francesi, inglesi ecc..

Come vede gli italiani di oggi?

Li vedo meno informati, meno interessati alla politica, soprattutto poco interessati al fatto che nella nostra società, per tenerla in piedi, occorre agire nell’interesse comune. Dovrebbe essere questo il fine dell’agire politico. Invece gli italiani devono subire valori politici spesso propagandati con un taglio generico e un metodo fanatico.

Leonardo da Vinci: l’Autoritratto e l’Uomo Vitruviano

Photo credits: Twitter

 

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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