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Giuda Nicolosi: “Basta castrofismi, torniamo a guardare al futuro” [ESCLUSIVA]

Imbattersi nel nome di Giuda Nicolosi è diventato improvvisamente facile a partire da un anno fa. Allora, il musicista milanese giocò “alla volpe e l’uva” con il Festival Di Sanremo, pubblicando un brano provocatorio che ebbe una certa risonanza. Si fece presto a bollarlo come cantante “polemico”, ma la figura è più interessante di così. Cantautore, poeta, attivissimo live e conosciuto da una cerchia sempre più affezionata, Giuda Nicolosi si appresta ora a cercare la strada dell’album completo, dopo un lungo percorso tra singoli e videoclip. Ultimo fra questi, La Nave di Rea, in radio dalla scorsa settimana. Ce ne ha parlato l’autore stesso, con un occhio alle implicazioni più importanti del brano, e al messaggio di cui l’autore non ha problemi a farsi portatore.

Velvet: Partiamo dal singolo: di “La Nave di Rea” colpisce subito una certa ambizione a livello di scrittura, nel mettere insieme un pezzo ambizioso e tematicamente lontano dai format del brano pop da radio. Da dove è partita l’idea, e come è diventato un singolo?

Giuda Nicolosi: L’idea più che partita è arrivata così come una folgorazione. Il brano è stato scritto in una notte e poi la band insieme all’etichetta e all’editore mentre l’arrangiavamo mormoravano che fosse un singolo. All’inizio non ero convinto ma Poi suonandola chitarra e voce mi sono reso conto che il pubblico si emoziona in maniera diversa dagli altri brani…insomma viene colpito da qualcosa che neanche io so spiegare forse proprio perché questo brano è diverso dagli altri…

E’ un pezzo piuttosto positivo, nonostante i riferimenti più o meno velati al contemporaneo avrebbero potuto far pensare ad altro. Meno catastrofismo sconsolato, e più speranza?

Sono d’accordo! Non abbiamo bisogno di catastrofismo o di allarmismo ma di guardare al futuro con occhi sinceri e onesti tenendo presente che la sfida è dura e la strada è in salita. Se c’è anche solo solo una possibilità che le cose vadano per il verso giusto è opportuno percorrerla.

Oltre che musicista e cantante, Giuda Nicolosi è un poeta, con tanto di pubblicazioni all’attivo. Questo impegno nel lavoro sui testi viene da lì?

Ho cominciato a scrivere molto presto e questa passione mi divorava per ore ed ore tra i banchi di scuola e mi portava via nottate insonni e solitarie d’estate…ho lavorato tanto e lavoro tutt’ora ad una nuova raccolta di poesie, ma scrivere canzoni è un’altra cosa…non sei solo e se sei fortunato hai un pubblico che recita le tue poesie insieme a te a squarciagola!

Sei abituato a lavorare anche in fase di missaggio e produzione, e questo traspare dagli arrangiamenti non banali che insieme alla band riuscite a mettere insieme. Che processo segui, considerata anche la tua esperienza da dj?

Il nostro bassista e arrangiatore Andrea Maccagno è fondamentale nel rendere il sound accattivante, mentre Roberto il padre riesce a missare in maniera divina! Poi ci sono Carlo, Luciano e Alessandro che riescono a dare un valore aggiunto alle strumentali…che dire la mia esperienza come musicista e dj mi ha permesso di saper riconoscere e scegliere dei grandi artisti che sono diventati anche dei compagni di vita insostituibili.

 

Un anno fa fece un scalpore la tua “Sanremo Così Sanremo Famosi”. Rivisto adesso, cosa rappresentava per te quel gesto, da ascriversi alla lunga tradizione cantatutorale delle critiche al Festival? C’era più della provocazione polemica, o della bonaria parodia?

Mi sono divertito a giocare alla volpe e l’uva… ho sempre desiderato salire su quel palco e credo che presto succederà…ma fino ad oggi non è successo intanto quindi  mi sono fatto due risate…e spero di non avere offeso nessuno.

Ad un anno di distanza, la kermesse sta ancora una volta provando ad evolversi: un evoluzione chiamata da sempre, ma che di rado arriva. Dal tuo punto di vista, un cambiamento in seno al mainstream italiano è possibile?

Io sono molto tradizionalista e amo il festival ho voluto solo prendere in giro un tentativo di ‘’modernizzare il festival’’ che non è molto ben riuscito e che a mio parere non è necessario. Il festival è nato puntando su autori e cantanti di grande spessore dovrebbe solo riprendere le sue azioni di successo del passato e riportarle alla modernità, invece di gettarsi su territori musicali ed artistici che non gli appartengono…

Dopo un lungo lavoro fatto di Ep e videoclip per Youtube, leggiamo che stai arrivando alla pubblicazione del tuo primo album. Come cambia l’approccio, dovendo inserire la musica in una struttura complessa come quella di un Lp?

Qualcosa cambia… bisogna riflettere sulla scelta dei brani e sugli arrangiamenti, bisogna prepararsi al meglio e scrivere dei grandi brani altrimenti non reggi il confronto con i colleghi. Eppure bisogna lasciare una porta aperta sul cuore e sulle idee brillanti altrimenti si finisce per perdere la scintilla la fiamma creativa che non deve mai spegnersi.

La componente live è chiaramente incisiva nella tua musica. Anticipazioni dal tour estivo in preparazione?

Ore ed Ore di prove… una band magnifica ed una grande passione per il pubblico e la scena dei locali dei festival e delle rassegne.. D’altra si lavoro per questo… l’applauso del pubblico pagante e l’affetto dei fan!

 

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