La sindaca di Roma, Virginia Raggi, si è recata nella periferia di Casal Bruciato per visitare la famiglia di nomadi contro la quale è scattata nei giorni scorsi la violenza razzista di alcuni residenti per la – regolare – assegnazione di una casa popolare. La sindaca è stata contestata e insultata da un gruppo di persone. “Buffona”, “non sei la nostra sindaca”, “vergognati” sono stati alcuni degli insulti con i quali è stata accolta sotto il palazzo popolare.

LE PAROLE DEL PAPA

In Vaticano, oggi 9 maggio, 500 tra rom e sinti hanno incontrato il Papa. Francesco ha espresso la sua “sofferenza” per le violente manifestazioni contro l’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia di nomadi a Roma, nel quartiere di Casal Bruciato. “Prego per voi – ha detto -, vi sono vicino, e quando leggo sul giornale una cosa brutta, vi dico la verità, soffro”. Poi, in relazione alle contestazioni, ha commentato: “Questa non è civiltà, l’amore è civiltà“. Come è noto, nei giorni scorsi qualcuno ha minacciato di stupro la madre rom che rientrava in casa con sua figlia in braccio.

LE PAROLE DELLA RAGGI

Virginia Raggi ha difeso la famiglia rom, alla quale, ha detto, “legittimamente spetta la casa”. Dopo la visita, il sindaco ha lasciato la casa assegnata ai nomadi raggiungendo a fatica l’auto, per allontanarsi scortata dalle forze dell’ordine. “Questa famiglia risulta legittima assegnataria di un alloggio – ha dichiarato Raggi -. Ha diritto di entrare e la legge si rispetta. Siamo andati a conoscerli e sono terrorizzati. Abbiamo avuto modo di far conoscere questa famiglia ad alcuni condomini. Chi insulta i bambini e minaccia di stuprare le donne forse dovrebbe farsi un esame di coscienza. Non è questa una società in cui si può continuare a vivere“.

NOMADI TERRORIZZATI

Al direttore della Caritas don Ambarus, che ha incontrato la famiglia, i nomadi hanno detto: “Siamo spaventati, speriamo di resistere”. “Ci hanno confidato – ha continuato il sacerdote – che speravano iniziasse finalmente una nuova vita per loro, dopo vent’anni nei campi. Stanno cercando di capire cosa succederà. Sperano di poter resistere“.

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