Torino, Salone del Libro: rabbia Salvini per l’esclusione di Altaforte
Matteo Salvini contesta l’esclusione dell’editore Altaforte, vicino all’organizzazione neofascista Casapound, dal Salone del libro di Torino. Il ministro dell’Interno e leader della Lega ha pubblicato una sua autobiografia con tale editore. Ora Salvini accusa: “Siamo arrivati, nel 2019, alla censura dei libri in base alle idee, al rogo dei libri che non ha mai portato fortuna in passato”. Il vicepremier critica poi “la minoranza di sinistra che si arroga il diritto di decidere chi può fare musica e pubblicare libri. Alle idee si risponde con altre idee, non con la censura”.
Nel corso della giornata di ieri 8 maggio la Città di Torino e la Regione Piemonte, soci fondatori del Salone del Libro, hanno chiesto alla associazione “Torino, la città del libro”, al Circolo dei lettori e al Comitato di indirizzo del Salone del libro di rescindere il contratto con la casa editrice Altaforte.
Gli organizzatori del Salone hanno fatto sapere di non poter far altro che “adeguarsi alla scelta politica”. L’editore di Altaforte ha annunciato di voler far causa.
La richiesta di Comune e Regione di rescindere il contratto con la casa editrice è arrivata “alla luce della situazione che si è venuta a creare” avevano scritto in un comunicato congiunto Sergio Chiamparino e Chiara Appendino. Secondo il presidente della Regione Piemonte e la sindaca di Torino Chiara Appendino, la situazione “rende impossibile lo svolgimento della prevista lezione agli studenti di Halina Birenbaum, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti”, inoltre esistevano “forti criticità e preoccupazioni espresse dagli espositori in relazione alla presenza e al posizionamento dello stand di Altaforte. È necessario tutelare il Salone del libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone”.
La risposta di Francesco Polacchi, editore di Altaforte, non si è fatta attendere. “È una richiesta assurda, abbiamo pagato lo stand e siamo giustamente al Salone del Libro. Se dovessero rescindere il contratto, faremo causa. E, ovviamente, la vinceremo”. “Non so perché è stata fatta questa richiesta – afferma -. Non siamo né razzisti né antisemiti e vogliamo confrontarci con gli altri”.
“Domani (oggi 9 maggio, ndr.) Halina Birenbaum farà una lectio inaugurale proprio per segnare da che parte stiamo. La sua assenza sarebbe stata uno sfregio per l’evento e per Torino“. Così il direttore artistico del Salone del Libro, Nicola Lagioia ha commentato la decisione di Comune di Torino e Regione Piemonte di estromettere dalla kermesse Altaforte, la casa editrice vicina a Casapound.
“Ci è stato chiesto di fare una scelta di campo, perché non era possibile far convivere due mondi tanto distanti tra loro. E noi abbiamo deciso di tutelare la nostra storia. È una scelta di campo – dice la sindaca di Torino, Chiara Appendino – Era inimmaginabile – sottolinea la prima cittadina – avere una testimone della storia come Halina Birenbaum fuori dal Salone e Alforte dentro…“.
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