May You Live in interesting Times è il titolo della 58. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia che si è appena aperta al pubblico e che sarà visibile fino al 24 novembre 2019. Oltre alle due “classiche” sedi espositive (Arsenale e Giardini), quest’anno è stata inaugurata anche una terza location in cui trova spazio un progetto speciale di Ludovica Carbotta, una delle “sole” due artiste italiane scelte dal curatore Ralph Rugoff per la mostra internazionale. Poi, centinaia di mostre collaterali sparse nei palazzi più incantevoli della città che hanno visto per protagonisti perlopiù artisti storicizzati.

Luca Zaia e Paolo Baratta premiano Arthur Jafa

I PREMI

Tanta emozione alla cerimonia di apertura della Biennale d’Arte di Venezia, durante la quale sono stati assegnati anche gli ambitissimi Leoni d’Oro, alla presenza del presidente Paolo Baratta e di varie autorità. Una giuria composta da Stephanie Rosenthal, Cristiana Collu, Dafne Ayas, Sunjung Kim e Hamza Walker ha confermato il già annunciato premio alla carriera a Jimmie Durham (Arkansas, 1940), mentre una menzione speciale è andata a Teresa Margolles (Culiacán, 1963) per l’attenzione al tema del narcotraffico in Messico; un’altra menzione speciale è andata a Otobong Nkanga (Nigeria, 1974) per la sua indagine a proposito della fragilità umana, condotta per mezzo di vari linguaggi espressivi.

Invece per la miglior partecipazione nazionale ha vinto il Padiglione della Lituania che, al Magazzino no.42, ha presentato il progetto Sun & Sea (Marina) delle artiste Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite, a cura di Lucia Pietroiusti. Anche il Belgio si è meritato una menzione speciale grazie a Mondo Cane di Jos de Gruyter & Harald Thys, i quali hanno messo in scena stereotipi di folklore avvalendosi di personaggi che assomigliano a fantocci meccanici.

Veniamo ora al tanto atteso Leone d’Oro per il migliore artista, assegnato ad Arthur Jafa (Los Angeles, 1960) per il film The White Album (2019) esposto ai Giardini. La motivazione della giuria è stata la seguente: «Jafa utilizza materiale originale e d’appropriazione per riflettere sul tema razziale. Oltre ad affrontare in modo critico un momento carico di violenza, nel ritrarre con tenerezza gli amici e i familiari dell’artista, il film fa anche appello alla nostra capacità di amare». Per ultima, ma non per importanza, Haris Epanimonda (Cipro, 1980), l’artista berlinese d’adozione che ha ricevuto il Leone d’Argento in quanto giovane più promettente di tutta la manifestazione.

I PADIGLIONI

Ottantanove sono le partecipazioni nazionali alla Biennale, suddivise tra gli storici padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Ci limitiamo a citarne solo cinque, ovvero quelli che ci hanno colpito maggiormente e che – a nostro giudizio – vale la pena vedere.

  • Lituania

Cominciamo dalla rivelazione di quest’anno: il Padiglione Lituano, il quale ha fatto parlare la stampa e gli addetti ai lavori di tutto il mondo per la sua originalità. Come già accennato, le tre artiste Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite – con la performance Sun & Sea (Marina) – hanno ricreato una finta spiaggia all’interno di un magazzino in cui un gruppo di figuranti sono intenti a leggere riviste, prendere il sole, giocare con uno smartphone o a fare castelli di sabbia. Il tutto mentre alcuni di loro intonano canti struggenti che esprimono contenuti alle volte banali – come ad esempio “quale crema spalmare?”, “come evitare il vicino fastidioso?” – alle volte più rilevanti, inerenti soprattutto al cambiamento climatico. La resa finale è davvero sorprendente – e per questo imperdibile – pertanto si consiglia di consultare la pagina ufficiale del Padiglione per organizzare al meglio la visita (la performance è attiva solo il sabato) https://www.labiennale.org/it/arte/2019/partecipazioni-nazionali/lituania

  • Azerbaigian

Per l’Azerbaigian, Gianni Mercurio ha curato Virtual Reality, una mostra collettiva di opere di Kanan Aliyev, Ulviyya Aliyeva, Zeigam Azizov, Orkhan Mammadov e Zarnishan Yusifova ispirate al fenomeno delle fake news e all’influenza dei social media sull’era contemporanea.

  • Islanda

Invece, a rappresentare l’Islanda in laguna, è stata Hrafnhildur Arnardóttir/Shoplifter, artista che ha trasformato lo spazio di un ex magazzino in una sorta di caverna, in cui chiome di capelli, colori e musica metal, conducono i visitatori in un viaggio affascinante, finalizzato a stimolare i cinque sensi.

  • Francia

A sconvolgere l’esistente ci ha pensato Laure Prouvost, la protagonista del padiglione francese che addirittura cambia il normale ingresso della struttura architettonica, consentendo agli spettatori di accedervi solo dal piano interrato. Una volta varcata la soglia, si può scorgere un video e – tra le diverse opere esposte – anche un’installazione interamente in vetro che ricrea una discarica in maniera talmente verosimile da lasciare tutti a bocca aperta.

  • Svizzera

Interessante è anche Moving Backwards, il film delle artiste svizzere Pauline Boudry e Renate Lorenz, in cui cinque performer sperimentano movimenti a ritroso che fanno riferimento alla situazione politica attuale, secondo loro animata da forze regressive e reazionarie di chiusura verso tutto ciò che è diverso.

Jean Dubuffet, Tasse de thé VII, 1967, vinile su tela, 146 x 114 cm – courtesy Fondation Dubuffet, Paris

LE MOSTRE COLLATERALI

  1. Jannis Kounellis alla Fondazione Prada

Regina indiscussa delle mostre collaterali a Venezia è sicuramente Jannis Kounellis, la prima ampia retrospettiva dedicata all’artista greco – a cura di Germano Celant – dopo la sua scomparsa nel 2017. Ospitata tra le prestigiose sale della Fondazione Prada, la mostra riunisce più di sessanta lavori dal 1959 al 2015, provenienti da musei e importanti collezioni private in Italia e all’estero. Un’esposizione da non perdere, anche per il felicissimo accostamento tra le opere e gli spazi settecenteschi di Ca’ Corner della Regina.

    2. Georg Baselitz – Academy

Un’altra riuscitissima mostra è quella dedicata al genio di Georg Baselitz – aperta fino all’8 settembre alle Gallerie dell’Accademia – che ripercorre tutti i periodi della sua carriera attraverso dipinti, disegni, grafiche e sculture. Una caratteristica peculiare dell’esposizione è rappresentata da una serie di opere raramente esposte, che esplorano il rapporto dell’artista con l’Italia e la tradizione accademica.

3. Jean Dubuffet e Venezia 

Il 10 maggio a Palazzo Franchetti si è inaugurata una mostra a proposito del rapporto tra Jean Dubuffet e Venezia, citando il titolo stesso. L’esposizione, a cura di Sophie Webel e Frédéric Jaeger, intende omaggiare e ricordare due celebri eventi che hanno segnato il percorso dell’artista francese: la mostra a Palazzo Grassi nel 1964 e al padiglione francese della Biennale nel 1984.

4. Burri. La pittura, irriducibile presenza

Nell’ambito di tutte queste iniziative legate ai grandi maestri di oggi e di ieri, è quasi d’obbligo ricordare anche Burri. La pittura, irriducibile presenza, visitabile fino al 28 luglio alla Fondazione Giorgio Cini. La mostra offrirà ai visitatori l’opportunità di ripercorrere cronologicamente le tappe più importanti della carriera artistica di Alberto Burri attraverso circa cinquanta opere scelte tra le sue serie più significative.