Un’ora e mezzo di colloquio col presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Stamani 22 maggio il premier Giuseppe Conte è salito al Quirinale. Resta infatti alta la tensione nel governo a maggioranza Movimento Cinque Stelle-Lega.
Non è chiaro se e quanto possa continuare l’esperienza di questo Esecutivo, così faticosamente sorto un anno fa, ai primi di giugno, dopo una lunghissima gestazione a seguito del voto alle Politiche del 4 marzo 2018. Nelle stesse ore in cui Giuseppe Conte incontrava il Capo dello Stato una bordata e al tempo stesso un avvertimento politico molto significativo arrivava dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti.
“La mia riflessione – ha dichiarato Giorgetti di fronte ai giornalisti stranieri a Roma – è che se c’è un governo del cambiamento deve farlo e non vivere di stallo, deve fare le cose. Faccio questa riflessione dopo settimane in cui il governo ha avuto problemi. Non accuso nessuno, tantomeno il Premier, ma così non si può andare avanti, senza affiatamento. Questo affiatamento va ritrovato, sennò non si va avanti“.
“Capisco – ha sottolineato – che uno straniero faccia fatica a capire la politica italiana: vorremmo politica più normale, con senso di responsabilità. In questo, anche se sembra paradossale, vorremmo una politica più europea, più tedesca”. “Sono dispostissimo – ha evidenziato ancora – a fare un passo indietro, se me lo chiedono e se non ritengono utile la mia posizione. Quanto al governo la stabilità è importante ma no all’immobilismo. La campagna elettorale mi ha fatto vedere un Paese vitale, dobbiamo esserne all’altezza”.
E infine ha sottolineato: “Di rimpasti, di queste cose da Prima Repubblica non ci interessa niente. Parlo per la Lega e credo anche per i Cinque Stelle. Poi invece bisogna riflettere su errori: se c’è collaborazione bene, se partono ripicche e vendette, allora non si fa nulla, lo dico per l’interesse del Paese”.
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