Banksy è tornato: la bancarella abusiva a Venezia è una polemica sociale
E’ con un video, stilisticamente semplice, ma dal tratto marcatamente polemico, che Banksy ci racconta la sua nuova installazione.
Allestimento della mia bancarella alla Biennale di Venezia. Nonostante sia il più grande e prestigioso evento d’arte al mondo, per qualche motivo non sono mai stato invitato.
Già nei giorni scorsi si era parlato della presenza dell’artista, originario di Bristol, in Laguna. Era infatti apparso un murales, in perfetto stile Banksy, che ritrae un bambino migrante avvolto nel giubbotto salvagente che impugna un fumogeno fluorescente. Di certo non passa inosservato nel sestriere di Dorsoduro, sulla sponda del canal Rio de Ca’ Foscari, vicino a Campo Santa Margherita. Ma, da parte dello stesso Banksy non era arrivata alcuna rivendicazione. Adesso, su Instagram, è arrivata la conferma della sua presenza a Venezia, tramite una sua ammissione, a metà tra l’arte e la polemica.
L’artista (o, come sostengono alcuni, gli artisti) di street-art è tornato a far battere il cuore ai suoi milioni di fan in tutto il mondo. Ovviamente con il suo stile unico ed inconfondibile. E Venezia è la culla della sua arte, questa volta. Teatro di mille viaggi turistici, così la racconta Banksy, con uno spaccato sui tipici cliché veneziani. I canali, una carrellata sui palazzi, i gondolieri, i quadri e gli artisti di strada, Piazza San Marco e Palazzo Ducale. In sottofondo una musica soffusa di una fisarmonica, che suona dolcemente Que sera, sera (Whatever Will Be, Will Be). Per altro la scelta sonora sembra quasi un omaggio a Doris Day, l’attrice e cantante scomparsa il 13 maggio scorso.
C’è un uomo, che si deduce essere un artista, che inizia a montare un’installazione, proprio durante i controllatissimi giorni di apertura della Biennale 2019. Sul suo banchetto, l’uomo (Banksy in persona?) compone un’opera costituita da più tele accostate. Il risultato finale è strabiliante! I quadri, uniti, raffigurano un’enorme nave da crociera attraccata in Laguna.
Si sentono i commenti di due donne, poi quelli delle forze dell’ordine, addette alla sicurezza. La prima donna dice
È veramente bello, anche più bello di quello che abbiamo visto in Biennale.
E qui riprende la polemica già fatta nella descrizione al post su Instagram. Quella sul piano artistico e sulla validità di una manifestazione, quella della Biennale, dalla grande fama. Ma, a quanto pare, a suo dire Banksy non trova che l’evento artistico abbia così tanto valore come vogliono far credere. Perché non è mai stato invitato? La sua è un’arte meno prestigiosa di altre? E, nel caso in cui dovessero pensarla in questo modo, cosa è arte e chi decide quale sia meno valida? Sappiamo bene che l’eclettico e misterioso artista si è sempre schierato contro la mercificazione dell’arte, degna solo di redenzione.
La seconda voce fuori campo, sempre di donna, commenta invece il contenuto dei quadri dell’installazione
Le navi da crociera possono andare a navigare, ma questo è un mostro!
E Banksy gioca addirittura con il doppio senso del titolo dell’opera, che si intravede nel lato in basso del banchetto. Venice in oil sta ad indicare la tecnica utilizzata nella composizione dei quadri, ovviamente. Ma anche l’inquinamento crescente, nelle acque della Serenissima, a causa dell’attracco ormai smodato delle navi da crociera.
Il video non si conclude, ahimè, con un lieto fine. Infatti, la polizia locale, invita l’uomo\artista a smontare la sua opera, per la mancata autorizzazione.
E, sull’immagine dell’ipotetico Banksy che, con il cavalletto in spalla, si allontana, si sente il suono di una nave da crociera, che spunta sullo sfondo.