Non è una ricorrenza nota a molti, ma oggi, 29 maggio, è la Giornata Mondiale dei Peacekeeper. Con la Risoluzione 57/129 del 2003, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha scelto proprio questa data per un motivo molto particolare. In questo giorno, nel 1948, partì ufficialmente la prima vera operazione di peacekeepinf delle Nazioni Unite. L’evento sancì anche la nascita dell’UNTSO (United Nations Truce Supervision Organization), che iniziò il monitoraggio della Palestina.

In realtà il peacekeeping ONU era stato già precedentemente messo a punto all’inizio della Guerra Fredda. Era un modo per cercare di risolvere i conflitti tra gli Stati, utilizzando il personale militare, ma disarmato o con un armamento leggero. Questi “militari della pace” potevano entrare in azione se incaricati dalle potenze, per porre fine ai conflitti che minavano stabilità e pace.

Le Nazioni Unite decisero di dare vita a questo organismo perché il mondo, ferito dalla Seconda Guerra Mondiale, era distrutto. Si sentiva il bisogno di creare qualcosa per la sicurezza del pianeta, che potesse dare protezione e garantire un minimo di dialogo. Più in generale, il termine peeacekeeping si riferisce a tutte le attività e le operazioni atte al mantenimento della pace. Queste sono quasi sempre promosse e divulgate sotto il controllo dell’ONU.

Il peacekeeping è un modo per aiutare Paesi tormentati da conflitti, a creare le condizioni di pace sostenibile.

La costituzione e la partenza di queste missioni, volte al mantenimento della pace (peace-keeping), è stata specificata e messa a punto nel trattato di Amsterdam del 1997. 

Il tema scelto per quest’anno è “Onoriamo i nostri eroi”. Il senso di questa celebrazione è ovviamente quello di rendere onore e valore a tutti coloro che si sono posti al servizio della causa. E che, più di altri, continuano a mettersi a completa disposizione per la pace, laddove necessario, attraverso le missioni dell’ONU. Dalla prima operazione sopracitata, del 1949 (quella dei caschi blu) ad oggi, sono state migliaia le persone che sono partite nelle missioni. Circa 3400, tra militari, agenti delle forze dell’ordine, ma anche civili, hanno perso la vita nel tentativo di portare la pace. 

Dal 1948 sono state circa 70 le missioni di peacekeeping e, al momento, sono ancora attive 16 tra queste, in 4 continenti diversi. Quella più impegnativa, che richiede una grande attività di personale e mezzi, è la MONUSCO, nella Repubblica Democratica del Congo. La missione, operativa dal 24 febbraio 2000, ha il suo quartier generale a Kinshasa. Il totale del personale impiegato è di circa 15mila persone. Fino alla fine del 2006 la missione ha contato 93 morti tra le sue file. 68 del personale militare, 10 osservatori, 2 agenti della polizia dell’ONU, 18 civili (di cui 9 locali).

Nel 1988 il Premio Nobel per la Pace è andato proprio alle Forze ONU di Peacekeeping. La motivazione era che le stesse avessero risolto moltissimi conflitti interni e cercato di difendere sempre la sicurezza.