Ore 16:38 – Il ministero della Salute olandese – secondo quanto riporta l’Ansaha avviato “un’ispezione sanitaria per verificare se è necessario aprire un’indagine” vera e propria sul caso della morte di Noa. L’ispezione non riguarda l’eutanasia, ma intende accertare “il tipo di cure ricevute da Noa e se ci sia stato qualche errore” nei trattamenti somministrati. Al termine di questa prima verifica, il ministero deciderà se procedere con un’indagine ufficiale.

AGGIORNAMENTO ORE 14:49 – Papa Francesco in un tweet ha scritto: “L’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti. La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza”. Prende posizione anche Marco Cappato, leader dell’Associazione Coscioni, a favore dell’eutanasia legale in Italia. Secondo Cappato la ragazza olandese non è morta  causa di una eutanasia.

“Non esiste alcuna fonte che ci dica che lo Stato olandese abbia concesso l’eutanasia alla giovane Noa”, dice Cappato. “Esistono invece due fatti accertati – continua Cappato – fonti giornalistiche che riportano la decisione dell’Aja, che aveva rifiutato l’eutanasia chiesta dalla giovane, indicando 5 anni di trattamento prima di decidere. E il fatto che la ragazza avesse smesso di bere e di mangiare. Una decisione legale anche in Italia”.

 

I Paesi Bassi e l’intera Europa sono scossi dalla tragica vicenda di Noa Pothoven, adolescente olandese di 17 anni. La ragazza ha chiesto e ottenuto l’eutanasia legale dopo anni di sofferenze psichiche seguite a diverse violenze sessuali subite a partire dall’età di 11 anni.

La giovane è morta domenica scorsa 2 giugno in casa, ad Arnhem, con l’assistenza medica fornita da una clinica specializzata. Ad annunciare la sua scomparsa è stata la sorella. Durante la lunga battaglia per avere l’autorizzazione alla “dolce morte”, Noa aveva dichiarato di non sopportare più di vivere a causa della sua depressione.

In seguito agli stupri subìti soffriva anche di stress post-traumatico e di anoressia. Aveva raccontato la sua esistenza in una autobiografia dal titolo Winnen of leren (Vincere o imparare). Meno di una settimana fa aveva pubblicato su Instagram l’ultimo post: una sua foto, un lungo messaggio e un saluto. Un addio che si conclude con una faccina che manda un bacio e le parole “con amore, Noa”.

Un triste ultimo post, ho pensato a lungo se lo avrei dovuto condividere qui, ma alla fine ho scelto di farlo“, scrive nel suo testamento social. “Vado dritta al punto: entro massimo 10 giorni morirò. Dopo anni di lotte, la lotta è finita. Ho smesso di mangiare e di bere e dopo difficili confronti è stato deciso che potrò morire perché la mia sofferenza è insopportabile”.

Così la ragazza che si definiva “guerriera e blogger della malattia mentale”, che era vegetariana dall’età di 9 anni. Le parole di Noa, scritte solo pochi giorni prima della sua morte, suonano ora ancora più dolorose: “È finita, non ero viva da troppo tempo, sopravvivevo e ora non faccio più neanche quello. Respiro ancora, ma non sono più viva”.

Poi la 17enne descrive le sue ultime ore: “Sono seguita, non ho dolore e trascorro tutto il giorno con la mia famiglia (sono nel salotto di casa mia in un letto di ospedale). Sto salutando le persone più importanti della mia vita”. Il post si conclude con un appello: “Sono molto debole, non inviatemi messaggi perché non posso gestirli e non cercate di convincermi che sto sbagliando, questa è la mia decisione ed è definitiva”.

Tre le violenze subite dalla 17enne. La prima, come si apprende dalla sua autobiografia, all’età di 11 anni durante la festa di una compagna di scuola, poi di nuovo a una festa per adolescenti. A 14 anni un’aggressione e una violenza in strada da parte di due uomini. Ma in quel momento non era stata in grado di denunciarla “per paura e vergogna”. “Rivivo quella paura e quel dolore ogni giorno“, aveva spiegato un anno fa. “Il mio corpo si sente ancora sporco”.

Nel 2002 l’Olanda è stato il primo paese europeo ad avere una legge sul tema dell’eutanasia diretta e del suicidio assistito. Due anni più tardi fu approvato il “protocollo di Groningen” sull’eutanasia infantile. Il testo prevede che la morte possa essere accordata a partire dai 12 anni di età. Ma solo dopo che un medico abbia certificato che la sofferenza del paziente è insopportabile e senza via di uscita. Tra i 12 e i 16 anni è previsto il consenso dei genitori, quindi nel caso della 17enne Noa non era richiesto. Nel 2017, circa 6.585 persone hanno chiesto e ottenuto l’eutanasia in Olanda. Una percentuale pari a circa il 4,4% dei decessi totali nel Paese, secondo un comitato che si occupa di monitorare il fenomeno.

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