Noemi, confermata la condanna a 18 anni per il fidanzatino
Sentenza della Corte di appello di Lecce, sezione minori, sull’omicidio di Noemi Durini, 16enne di Specchia (Le), uccisa nel 2017. Venerdì 7 giugno i giudici hanno confermato la condanna a 18 anni e 8 mesi per il 19enne Lucio Marzo.
Il 3 settembre 2017, quando era minorenne, Lucio, reo confesso, ha ucciso la fidanzatina Noemi. E ne ha poi nascosto il cadavere sotto un cumulo di pietre nelle campagne di Castrignano del Capo (Lecce). Dopo dieci giorni lo fece ritrovare.
Il movente del delitto sarebbe da ricercare nei rapporti tesi fra i due ragazzi e fra le loro famiglie che si erano scambiate vicendevoli denunce. E in una presunta minaccia che, secondo quanto Lucio ha raccontato ai magistrati, la ragazza avrebbe fatto nei confronti della famiglia di Lucio. Noemi, come dimostrato dalla superperizia nel corso del processo di primo grado, è stata picchiata, accoltellata e sepolta quando era ancora viva.
I giudici dell’Appello hanno respinto la richiesta di rinnovazione della perizia psichiatrica. E anche quella della messa alla prova con il riconoscimento delle attenuanti generiche avanzata dalla difesa dell’imputato. Questi è in carcere dal settembre 2017.
La sentenza di secondo grado per il caso di Noemi Durini era attesa già il 22 maggio scorso. Tuttavia si era verificato uno slittamento dei termini e il verdetto è arrivato oggi. Questo perché la Corte d’Appello aveva accolto la richiesta del difensore di Marzo. Il legale aveva chiesto un’udienza ad hoc visto il carico di udienze in Appello quel giorno e i legali delle parti non si erano opposti. Marzo era in aula, arrivato dal carcere minorile di Quartucciu, Sardegna, in provincia di Cagliari.
Il suo legale aveva parlato di Lucio come di una persona “molto cambiata e che sta prendendo coscienza del reato”. Durissima la reazione di Imma Rizzo, la madre di Noemi Durini. “Dopo quanto ha fatto dovrebbe dire lasciatemi marcire qua dentro perché ho tolto la vita a una ragazzina”, aveva dichiarato la donna. Imma Rizzo non aveva nascosto la delusione per l’allungarsi dei tempi. “È inverosimile – aveva detto a maggio – che si prendano altri giorni, mia figlia è stata sepolta anche viva, 18 anni e 8 mesi il suo assassino se li deve fare tutti”.
Lucio Marzo era stato condannato dal tribunale di Lecce nel corso del processo di primo grado sempre a 18 anni e 8 mesi. La sentenza era arrivata nell’ottobre dell’anno scorso, al termine di un procedimento celebrato con rito abbreviato.
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