Violenti scontri vanno avanti da ore a Hong Kong. Oggi 12 giugno la situazione sembra aggravarsi. La polizia ha usato i gas lacrimogeni, gli spray al pepe e le pistole a proiettili di gomma. Obiettivo: disperdere la folla radunatasi di fronte al palazzo dell’Assemblea Legislativa, il Parlamento.
Lì era infatti prevista la discussione sugli emendamenti alla legge sull’estradizione. Tutto però è stato rinviato, in seguito ai primi indicenti tra manifestanti e forze dell’ordine. Alcuni manifestanti hanno forzato il blocco violando l’edificio.
Gli agenti antisommossa hanno risposto sparando gas lacrimogeni e fumogeni anche all’interno. La notizia è stata diffusa dal giornale South China Morning Post, secondo cui alcuni membri dell’assemblea stanno fornendo fazzoletti e acqua alle persone ferite dal gas.
Migliaia di persone, soprattutto giovani, hanno riempito le strade del quartiere di Wan Chai bloccando di fatto gli accessi agli uffici del governo. Molti di loro hanno chiesto un giorno di permesso al lavoro o dagli impegni di studio per manifestare contro una modifica della legge sulle estradizioni che a loro giudizio eroderebbe le libertà civili del territorio cinese semi-autonomo. Come un fenomeno già visto a Hong Kong, i manifestanti hanno paralizzato la circolazione con la stessa tecnica utilizzata nel 2014 dal movimento “Occupy”.
Il capo della polizia ha appena reso noto che gli scontri sono stati riclassificati come “rivolta”. La dichiarazione avrà gravi implicazioni per tutti coloro che saranno arrestati. Il segretariato del consiglio legislativo ha precisato in una nota che l’inizio dell’esame sulla controversa legge sull’estradizione avverrà in un momento più adatto alle circostanze, dati le violente proteste. La seduta che doveva iniziare durante la mattinata “si svolgerà in data da destinarsi”, si afferma nel comunicato del segretariato. Una data “che sarà comunicata in seguito ai membri del consiglio”.
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