Il Governo Conte sempre più in difficoltà. Matteo Salvini si è alzato e ha lasciato a metà il faccia a faccia con il premier, mercoledì 12 giugno. Abbandonati anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il collega vicepremier Luigi Di Maio. Decisivo, per Salvini, il no secco di Tria a una “flat tax in deficit”.
Quando il leader della Lega ha sentito queste parole, riporta Libero, ha compreso che al momento c’è poco da fare. E che da quel confronto non avrebbe cavato nulla di buono. Unica intesa, per ora, è quella raggiunta circa la richiesta di rinvio all’Unione europea.
Conte e Tria, infatti, proporranno alla Commissione Ue di congelare la procedura d’infrazione contro l’Italia fino all’autunno. Lo riferisce l’agenzia di stampa Reuters. Ciò perché “solo nella seconda metà di luglio saranno disponibili nuovi dati sugli eventuali risparmi”.
Basterà a evitare il peggio? Vedremo. Nel frattempo, a fronte dello scontro sulla flat tax, a Conte non è rimasto che rinviare la discussione sulla manovra. Eppure il governo ha promosso sette tavoli ad hoc, di cui uno proprio sulla “tassa piatta” leghista. Sembra tuttavia sempre più potente un “terzo partito” di tecnici, che va oltre le appartenenze di Lega e M5S.
Incubo sanzioni Ue e manovra, Tria: “Non ci sarà”. Ma l’Italia trema
(notizia del 12 giugno 2019) Cosa farà l’Italia nel caso in cui, come sembra sempre più probabile, l’Unione europea dovesse aprire contro di noi una procedura di infrazione? Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, prova ad affrontare la questione e chiarisce su un punto: “Di certo non ci sarà nessuna manovra aggiuntiva“.
Se arrivasse la procedura di infrazione, sarebbe la certificazione da parte della Ue che non abbiamo rispettato le regole sul debito pubblico e la crescita. Con multe e misure “correttive” molto pesanti da attuare. Una sorta di commissariamento come è avvenuto negli scorsi anni per la Grecia.
A un forum organizzato da Il Messaggero e ospitato dall’Abi (Associazione bancaria italiana), Tria ha ribadito di credere nelle stime del governo. L’Esecutivo, per il 2019, non dà un 2,4% di deficit come inizialmente previsto bensì un risultato “verso il 2,2 o 2,1%”. E quindi, argomenta Tria, “siamo grosso modo nel braccio preventivo del Patto di stabilità”.
“Dobbiamo evitare in tutti i modi” la procedura d’infrazione della Ue, dice il ministro. Sarebbe una misura che “farebbe sicuramente male all’Italia ma può fare male all’Europa”. Per Tria “dobbiamo arrivare assolutamente a un compromesso, con una trattativa e un dialogo costruttivo. È nell’interesse dell’Italia ma anche dell’Europa” aggiunge il ministro.
La reazione del commissario agli Affari economici della Ue è arrivata a stretto giro. “La settimana scorsa ho detto che la mia porta è sempre aperta per discutere con le autorità italiane, questo non cambia”, ha dichiarato Pierre moscovici. Ma “non perdiamo tempo”. “La palla è ora nel campo italiano, dobbiamo vedere un percorso credibile” di riduzione del debito “per il 2019 e il 2020”. “Restiamo pronti – ha dichiarato Moscovici -a prendere in considerazione ogni elemento che l’Italia potrà presentare”. “Siamo impegnati ad applicare in modo intelligente le regole di bilancio – ha detto Moscovici -. È il modo in cui ci siamo mossi nel nostro mandato. Nessuno però deve avere dubbi che applicheremo quelle regole se i criteri non saranno rispettati”.
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