Diana Monno, 36 anni, era la barista più sexy d’Italia, fino a qualche giorno fa. Oggi è invece un’ex barista, finita dietro le sbarre, per aver commesso numerosi colpi, assieme al suo compagno. Diana è originaria della puglia, ma risiede da lungo tempo a Riccione. In passato ha svolto il lavoro di “ombrellina” del MotoGp a Misano, poi diventata barista, in un locale, in coppia col suo compagno. Era famosa per essere così tanto sexy, da attirare lunghissime file di clienti. Questi facevano a gara per farsi servire una caffè dalla barista tutta curve. Ma lei, specificava, era molto di più che una semplice bella ragazza e che ci volesse tanto sacrificio per portare avanti la sua attività.

Lo confesso: ho la mia piccola schiera di fan. Del resto essere belle non è mica un delitto, soprattutto se fai la barista. Di questi tempi per mandare avanti un bar servono professionalità, cortesia e dedizione. Non sono la classica ragazza avvenente messa dietro il bancone per far scena. Io e il mio compagno lavoriamo sodo e abbiamo investito tanto in questo locale. Il merito non è solo delle ‘curve’. Mi sembra esagerato dire che gli uomini facciano la fila per entrare al bar, la clientela non è solo maschile. Ci sono anche diverse ragazze, gruppi di amici e turisti che vengono per la colazione o l’aperitivo.

Lo ammetto: ci sono tanti curiosi che con la scusa del caffè vengono qui per dare una ‘sbirciatina’. E’ normale: una bella barista esercita sempre un certo fascino sul pubblico maschile. In questo non ci vedo nulla di scandaloso. Prima di aprire il Melody ho gestito un bar in Puglia e ho lavorato in altri locali a Riccione: molti clienti mi hanno seguita fin qui. Ce ne sono anche alcuni che dicono di venire fin qui apposta dalle Marche. Ci sono un sacco di malelingue che sparlano alle mie spalle, ma io non ci do peso.

Avere un bel fisico non è mica un delitto, anche perché è tutto frutto di mamma e papà. E poi sa cosa le dico? Che si fa presto a criticare. Intanto però la gente dimentica che far funzionare un bar non è una passeggiata e che un bel fondoschiena non basta di certo. Io e il mio compagno lavoriamo ogni giorno da mattino a sera.

Oggi sappiamo che i suoi introiti non erano dovuti solo alle tante ore di lavoro nel bar, ma anche alle attività losche che svolgeva con il suo fidanzato, Pietro Lafabiana. I due erano specializzati nei furti in residence, ma anche estorsione e ricettazione. Tutto questo avrebbe giovato alla coppia che, in pochissimo tempo, ha “guadagnato” illecitamente più di 100mila euro di refurtiva. Diana Monno e il fidanzato rubavano le chiavi delle stanze, per poi entrare nelle camere dei residence.

Sottraevano qualsiasi oggetto di valore, da borse di lusso a computer portatili, ma anche occhiali. Fino ad arrivare al furto di due auto, per poi cambiarne le targhe con delle auto simili. Duplicavano le chiavi sottratte al personale di pulizia, per poi fare furti ovunque. Addirittura sono stati accusati di aver rubato le chiavi di una turista svizzera, in vacanza in Riviera. Dopo sono andati nel suo appartamento a Lugano, dove hanno rubato oggetti per 70mila euro.

Addirittura, all’interno della loro attività, hanno obbligato una dipendente a lavorare gratis, dopo averla accusata di furto. In realtà loro hanno simulato l’attacco, per poi estorcerle del denaro, per restituire, a loro dire, il danno subito. Non solo, la povera dipendente di Diana Monno e Lafabiana, quando ha riavuto il suo stipendio, si è vista derubata dai ladri in casa. Interrogati dal giudice, lui ha addirittura scagionato la compagna per alcuni reati, Monno si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

Altroché donna dalle mille curve e risorse, la sua verve da femme fatale era solo una copertura. In realtà, Diana Monno era solo una ladra con un bel corpo!