È salentino, e ci tiene a specificarlo. Il grande pubblico lo ha conosciuto nel 2013 grazie a Sanremo, da cui è uscito vincitore della categoria Giovani con “Mi servirebbe sapere, un tormentone da oltre 25.000 copie vendute certificato Disco d’Oro. I più attenti invece lo ricorderanno anche per aver vinto la prima edizione di X Factor nel 2007, con il quartetto canoro pugliese “Aram Quartet”. Negli ultimi anni ha chiuso due tour internazionali da circa 40 date, ha vinto il Coca Cola Summer Festival e poi il premio Giorgio Faletti per la musica, con il singolo “Amore pop”; con il suo spettacolo “MAGGIOcantaDALLA in Jazz” è stato invitato ad esibirsi in casa di Lucio Dalla il 4 marzo 2017, in occasione del compleanno dell’artista bolognese.

Ad oggi Antonio Maggio si ritiene un privilegiato, e in effetti i motivi non gli mancano. Eppure il suo pubblico più affezionato ha qualcosa da ridire in merito, e si aspetta per lui un riconoscimento sempre più ampio. Quello di Antonio è un percorso che rivela un carattere particolare: la carriera da corista, gli studi di canto jazz, due album e il terzo in arrivo, svariati singoli di rilievo e un’amicizia non casuale con alcuni artisti del miglior cantautorato italiano.

Un talento forte e difficilmente collocabile, insolito per il contesto del talent televisivo ma distante dal panorama indipendente. Legato nelle sonorità a due grandi generazioni di cantautori, come un singolare fil rouge che da Dalla raggiunge Gazzè, Antonio si trascina dietro anche la migliore tradizione del Sud Italia, quella del gipsy-pop e della taranta, radicata nella rumba, nei flamenchi e nel racconto popolare. Velvet Mag lo ha intervistato in occasione dell’uscita del suo ultimo singolo, “Il maleducato”, un assaggio del prossimo disco in arrivo.

La prima domanda direi che è doverosa: quanto senti di essere cambiato musicalmente da “Mi servirebbe sapere” (2013) a “Il maleducato” (2019)?

Da Sanremo 2013 ho avuto la fortuna di vivere un sacco di esperienze bellissime. Come è normale che sia, passa il tempo e cresce la persona, ma si spera maturi anche l’artista (ride, ndr). C’è sicuramente una consapevolezza maggiore di chi sono e di quello che mi piace scrivere. In questi due anni di distanza tra “Amore pop” e “Il maleducato” ho scritto veramente tantissimo. Pensa che proprio “Il maleducato” è stato il primo brano che ho composto, ormai due anni fa, ma ho immaginato subito che potesse essere il giusto ponte tra il passato e tutto quello che verrà dopo. Questa è solo la punta dell’iceberg, nei prossimi mesi si potranno ascoltare anche altre canzoni di questo nuovo ciclo creativo.

Ho fatto un bel giro sul web, specialmente su Youtube dove mi ha colpita l’incredibile sostegno che accompagna ogni tua canzone: hai uno zoccolo di pubblico interessatissimo che non solo ti sostiene, ma sostiene anche che, come cantautore, meriteresti molto più rilievo, soprattutto in radio. Sei a conoscenza di questo fermento attorno alla tua carriera? Che ne pensi?

Ovviamente sono felicissimo di trovare riconoscimento tra la gente, vuol dire che qualcosa di buono l’ho fatta! Sono orgoglioso del parere del pubblico. Di sicuro viviamo un periodo storico in cui il cantautorato italiano è poco in evidenza, se apriamo le classifiche delle vendite troviamo tutt’altri generi e artisti in primo piano, a parte qualche eccezione tipo Calcutta. In Italia viviamo tanto di mode. Il massimo splendore la musica italiana l’ha raggiunto con i grandi cantautori, non abbiamo vissuto periodi più floridi di quelli relativi a Lucio Dalla, De Gregori, Rino Gaetano, Luigi Tenco, Fabrizio De André. Però ricordiamoci che in Italia sappiamo il fatto nostro: questo aiuterebbe ad evidenziare nuovamente una direzione musicale autoriale di un certo tipo.

Il pubblico ti ha conosciuto grazie a due dei palcoscenici italiani più istituzionalizzati, quello di Sanremo e quello di X Factor. Ma tu che ne pensi della scena indie, che come giustamente notavi, inizia ad emergere anche in classifica?

Penso che ci siano dei nomi molto validi. Ovviamente il web dà modo a tutti di pubblicare qualcosa, quindi diciamo che oggi un talento lo devi scovare tra mille. Come vedi però ci sono delle eccezioni che emergono in maniera spontanea, quando ci sono la qualità e qualcosa di nuovo da raccontare.

Ascoltando i tuoi ultimi singoli mi è tornato alla mente un po’ di Lucio Dalla, quello del “Disperato erotico stomp” e de “L’ultima luna”, a livello di visioni e soprattutto di ritmi. Antonio è cresciuto a pane e…?

Io sono cresciuto ascoltando i grandi cantautori italiani, Lucio Dalla, Gaetano e tutti gli altri menzionati prima. Ma anche i cantautori di oggi, della generazione precedente alla mia. Oltre che essere loro amico, sono anche e soprattutto un loro fan, a partire da Samuele Bersani e Daniele Silvestri. Loro ad oggi tengono alto il nome di tutta la categoria.

C’è da dire che anche tu difendi bene la categoria. Sai che i tuoi fan ti accomunano a Tricarico? Dietro i vostri due nomi c’è un incredibile movimento di pubblico, che spera di vedervi su palcoscenici sempre più importanti, proprio perché ritiene che portiate avanti un certo tipo di cantautorato.

Bravissimo Francesco, lo stimo tanto. Se non ricordo male anche lui ha origini legate al Salento. Non avevo mai fatto caso a questo accomunamento tra me e lui, mi fa piacere. Ho saputo proprio ieri che è stato lui ad aprire il concerto di De Gregori alla Terme di Caracalla. Parliamo del più grande in vita, l’unico rimasto tra tutti i mostri sacri che abbiamo nominato finora.

E tra gli altri in vita, con chi ti piacerebbe duettare e soprattutto comporre?

Da Samuele (Bersani) a Niccolò (Fabi), oppure Daniele (Silvestri) e anche Max Gazzè. Sono molto amico anche con Ermal Meta, ma duettiamo già.

Una canzone che avresti voluto fosse tua?

Come l’estrazione al lotto, provo con la prima che mi viene in mente ma che non è l’unica: “Futura” di Lucio Dalla, uno dei capolavori massimi della musica italiana.

Qualcosa che non sappiamo sui tuoi progetti futuri?

Questa estate sarà abbastanza tranquilla a livello di tour, mi concentrerò sulla promozione de “Il maleducato”. Ovviamente ci saranno delle puntatine live, anche perché sennò me ne vado a male visto che il palcoscenico è il mio habitat naturale (ride, ndr). Abbiamo previsto anche qualcosa all’estero, il 15 luglio sarò in Bielorussia, il giorno dopo a Mosca. Ho la fortuna di viaggiare.

Due tappe insolite.

Sì, ho girato parecchio all’estero in questi anni. Non è normale per un cantautore che fa affidamento sulla parte letteraria, come faccio io. Anche perché l’italiano è la lingua più bella del mondo, ma non è che la parlino in molti come l’inglese. Però ovviamente Sanremo mi ha dato la possibilità di essere visto un po’ in tutto il mondo: Russia, Lettonia, Belgio, Albania.

Cosa ti ha dato di più e cosa ti ha tolto di più questa carriera?

Devo essere estremamente sincero: mi ritengo molto fortunato. Ho realizzato quello che sognavo da bambino, vivo quotidianamente di musica. Oggi finalmente fatico ad individuare qualcosa che la musica mi abbia tolto. Se mi impegno non trovo niente che mi abbia tolto effettivamente, sono un privilegiato.