La prima cosa bella di Paolo Virzì è un film che merita più visioni e noi vogliamo raccontarvi perché.

Stasera in tv

In prima serata su Iris (canale 22 del digitale terrestre), h 21, avete l’opportunità di rivedere uno dei migliori titoli nostrani degli ultimi anni.

La prima cosa bella film

Anna Nigiotti (Micaela Ramazzotti) nel Settantuno era una giovane e bellissima mamma proclamata Miss del più popolare stabilimento balneare di Livorno, ignara di suscitare le attenzioni maliziose della popolazione maschile, i sospetti rabbiosi del marito Mario e la vergogna del primogenito Bruno.
Oggi, ricoverata alle cure palliative, Anna (Stefania Sandrelli) sbalordisce i medici con la sua irresistibile e contagiosa vitalità e fa innamorare i degenti terminali. Bruno (Valerio Mastandrea) invece, ha ormai tagliato i ponti con la sua città, la sua famiglia, il suo passato.
Insegna senza entusiasmo in un Istituto Alberghiero e conduce un’esistenza
cocciutamente anaffettiva. Ma la sorella Valeria (Claudia Pandolfi) lo convince a venire a salutare la madre per l’ultima volta, e Bruno torna malvolentieri a Livorno. L’incontro, dopo tanti anni, con quella mamma esplosiva, ancora bella e vivacissima, che a dispetto delle prognosi mediche sembra non aver nessuna intenzione di morire, costringe Bruno a rievocare le vicissitudini familiari che aveva voluto a tutti i costi dimenticare. Il vagabondare di quelle notti e di quei giorni di tanti anni fa in cerca di una sistemazione, lui e la sorella Valeria, all’epoca dolce, ignara e piagnucolosa, cacciati di casa dal babbo accecato dalla gelosia, ma sempre rincuorati dall’incrollabile ottimismo di quella loro mamma allegra e incosciente.

A far da coro alle peripezie di questo terzetto di creature sciagurate e coraggiose, una provincia maliziosa in preda a nuove smanie, l’ignavia dei tanti uomini volubili che vorrebbero appropriarsi della grazia e del candore di Anna, ma che in fondo non ne hanno il coraggio e la forza. Ma soprattutto le manovre dell’astiosa zia Leda (Isabella Cecchi) per impadronirsi del marito e dei figli di quella sorella sconcia e chiacchierata.
Dopo la scoperta in extremis di un fratello di cui si ignorava l’esistenza, matrimoni e separazioni a sorpresa, quei trascorsi avventurosi conducono ad un esito inatteso di riconciliazione: l’ultima lezione di vita, di fiducia nella dolcezza del vivere, di questa madre imbarazzante e speciale.

La prima cosa bella curiosità

1) Il titolo evoca subito il brano di Nicola Di Bari. Il testo è di un paroliere di qualità, Mogol, la musica di Gian Franco Reverberi e dello stesso Di Bari. Ad hoc per il film è stata ricantata da Malika Ayane.

2) La colonna sonora è molto curata, andando a “scomodare” persino “Cavalleria rusticana” di Mascagni – livornese doc proprio come il regista.

3) Il lungometraggio è tra i lavori di Virzì più premiati, ricevette ben 18 candidature ai David di Donatello, vincendo tre premi, per la sceneggiatura, l’attrice protagonista (Micaela Ramazzotti) e l’attore protagonista (Valerio Mastandrea). Fu inoltre scelto dalla commissione dell’ANICA come candidato italiano all’Oscar 2011 per il miglior film straniero, ma non superò la selezione per la cinquina finale.

4) Non è mai semplice trovare la versione infantile degli attori adulti. per quelle dei personaggi incarnati da Valerio Mastandrea e Claudia Pandolfi sono stati provinati ben 6500 ragazzi delle scuole livornesi d è stato lo stesso Virzì a scendere in campo. Il cineasta è molto legato alla sua città natale e cerca sempre di coinvolgerla in qualche modo.

5) Anna, in qualità di figurante, pronuncia una battuta de “La moglie del prete”, storico film di Dino Risi con Marcello Mastroianni e Sophia Loren.

6) Virzì nelle sue note di regia aveva tenuto a sottolineare un punto importante di questo lavoro: «per una volta, forse, niente problematica sociale, ma pezzi palpitanti del mio cuore».