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La fine dei Maya? Non è quella che pensate: ecco perché

Una nuova importante scoperta archeologica potrebbe fare luce su uno dei misteri dell’umanità. Ovvero la fine del popolo americano dei Maya, vissuto prima della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo.

La scoperta è frutto di un recente studio, di cui racconta online l’Ansa in un articolo a firma di Marzia Apice. La rivista Nature Human Behaviour ne pubblica i risultati. In buona sostanza l’antico popolo precolombiano ricorreva alla guerra totale anche periodi di prosperità e raffinatezza culturale. Nel cosiddetto periodo classico (250-950 d.C.), e non solo per motivi religiosi, ma per desiderio di conquista.

Secondo i ricercatori i Maya si impegnarono in una guerra violenta che portò alla distruzione di una città molto prima di quanto si pensasse. A condurre le ricerche, iniziate nel 2013, David Wahl, Lysanna Anderson, Francisco Estrada-Belli e Alexandre Tokovinine.

Gli studiosi sono arrivati alla conclusione che non è dunque la pratica bellica del periodo classico terminale (800-950 d.C.) il motivo della fine di questa grande civiltà. La conferma arriva da una straordinaria convergenza di evidenze. Intanto la scoperta del glifo dell’emblema di Witzna, una antica città Maya. Poi quella della menzione della stessa Witzna in un’iscrizione geroglifica a Naranjo – città Maya a sud di Witzna, in quello che oggi è il nord del Guatemala. Qui si afferma che il 21 maggio 697 d.C. la città fu attaccata e bruciata per la seconda volta; infine, il collegamento di questa iscrizione a prove paleoambientali raccolte in un lago adiacente a Witzna. Lì è stato rilevato uno strato di carbone derivante da un incendio databile all’ultimo decennio del VII secolo d.C..

È una scoperta molto importante – spiega all’Ansa Francisco Estrada-Belli -. Questi risultati noi studiosi li immaginavamo già, ma ora finalmente abbiamo una prova concreta. Adesso si spera che cambino i paradigmi sulla storia dei Maya e su cosa fosse la guerra per loro”. “Si è sempre pensato che i Maya facessero guerre rituali o per acquisire prestigio, invece le prove dimostrano che non è vero. Questo popolo entrava in guerra per conquistare, esattamente come facevano i Romani e gli Assiri”.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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