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Clima, allarme Onu: “Più fame, guerre ed emigrazioni”. Ecco perché

L’umanità sembra diretta a grande velocità verso un destino oscuro. Il rapporto “Cambiamento climatico e territorio” del comitato scientifico dell’Onu sul clima, l’Ipcc, diffuso stamani 8 agosto, fa paura. Il riscaldamento globale causato in buona parte dall’uomo – sostengono i ricercatori delle Nazioni Unite – farà aumentare la siccità e le piogge estreme in tutto il mondo.

Questo pregiudicherà la produzione agricola e la sicurezza delle forniture alimentari. A pagarne le conseguenze saranno soprattutto le popolazioni più povere di Africa e Asia. Come? Con un aumento delle guerre e, di conseguenza, delle emigrazioni di massa verso il mondo ricco e non solo. Il Mediterraneo è ad alto rischio di desertificazione e incendi. L’Ipcc nell’ottobre del 2018 ha pubblicato il famoso rapporto sul clima che avvertiva che, se il mondo non riduce subito l’emissione dei gas serra, già nel 2030 il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di +1,5 gradi dai livelli pre-industriali.

Il rapporto diffuso giovedì 8 agosto 2019 si concentra sulle relazioni fra il cambiamento climatico e il territorio, studiando le conseguenze del riscaldamento su agricoltura e foreste. Lo hanno preparato e redatto 66 ricercatori di tutto il mondo, fra i quali l’italiana Angela Morelli. Vengono valutati “alti” i rischi da scarsità d’acqua, incendi, degrado del permafrost e instabilità nella fornitura di cibo.

Con l’aumento delle temperature, la frequenza, l’intensità e la durata degli eventi legati al caldo, comprese le ondate di calore, continueranno a crescere. Aumenteranno la frequenza e l’intensità delle siccità, particolarmente nella regione del Mediterraneo e dell’Africa meridionale, come pure gli eventi piovosi estremi. Livelli aumentati di anidride carbonica (CO2) possono anche abbassare le qualità nutritive dei raccolti. Nelle regioni aride, il cambiamento climatico e la desertificazione causeranno riduzioni nella produttività dei raccolti e del bestiame. Le zone tropicali e subtropicali saranno le più vulnerabili.

Si prevede che Asia e Africa avranno il maggior numero di persone colpite dall’aumento della desertificazione, mentre Nord America, Sud America, Mediterraneo, Africa meridionale e Asia centrale vedranno aumentare gli incendi.

I cambiamenti climatici possono amplificare le migrazioni sia all’interno dei paesi che fra un paese e l’altro. Eventi atmosferici estremi possono portare alla rottura della catena alimentare, minacciare il tenore di vita, esacerbare i conflitti e costringere le persone a migrare. Il cambiamento climatico inoltre aumenterà gli impatti economici negativi della gestione non sostenibile del territorio.

Produzione sostenibile di cibo, gestione sostenibile delle foreste. Ma anche gestione del carbonio organico nel suolo, conservazione degli ecosistemi. E ripristino del territorio, riduzione della deforestazione e del degrado. Oltre alla riduzione della perdita e dello spreco di cibo. Sono questi, secondo il rapporto dell’Ipcc, gli strumenti per ridurre le emissioni di gas serra. E quindi il riscaldamento globale.

Secondo lo studio, alcune misure hanno un impatto immediato, mentre altre richiedono decenni per ottenere risultati. Sono immediatamente efficaci la conservazione degli ecosistemi che catturano grandi quantità di carbonio. Come le paludi, le zone umide, i pascoli, le mangrovie e le foreste. Nelle grandi aree verdi, piante e alberi catturano l’anidride carbonica dell’atmosfera e la conservano in tronchi e foglie. Questi in seguito si decompongono a terra e lasciano la CO2 imprigionata nel terreno (il cosiddetto carbonio organico nel suolo). Sono invece misure di lungo periodo la forestazione e riforestazione, il ripristino di ecosistemi ad alta cattura di carbonio. Così come le attività agroforestali e il ripristino dei suoli degradati.

Desertificazione, incendi e deforestazioni vanno fermati prima che sia troppo tardi

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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