Il giorno dopo la Roma sportiva è sotto shock. Il capo ultras della Lazio Fabrizio Piscitelli, “Diabolik”, è stato ucciso nel corso di un agguato in piena regola, mercoledì 7 agosto, in un parco di periferia. Uno sparo a distanza ravvicinata lo ha colpito alla testa. Piscitelli è morto sul colpo.

A dare l’allarme un passante. Gli inquirenti parlano di una vera e propria esecuzione alle spalle della vittima. “Bastardi, cosa avete fatto?”, ha urlato in lacrime la figlia di del capo ultras. L’assassinio è avvenuto al Parco degli Acquedotti, un’estesa area verde confinante col parco dell’Appia Antica.

In base alle testimonianze raccolte, gli agenti hanno ricostruito che l’omicida fosse vestito da runner. Al fine di confondersi con le tante persone che praticano jogging. Le autorità hanno aperto un fascicolo d’indagine a carico di ignoti. Il tifoso laziale era seduto su una panchina quando è avvenuta l’esecuzione. Per chi indaga, “Diabolik” probabilmente aveva appuntamento con qualcuno. Il parco si trova a diversi chilometri da Grottaferrata, dove l’uomo abitava.

Capo degli Irriducibili della Lazio, Piscitelli era stato coinvolto in diverse indagini per droga. Ma anche nella vicenda legata alla scalata al club romano. Secondo quanto riporta online il TgCom24, nei rapporti della polizia, il capo ultrà veniva descritto come un soggetto “pericoloso, prepotente, indifferente ai numerosi provvedimenti di polizia adottati nei suoi confronti”. Nel 2013 fu arrestato dalla guardia di finanza alla periferia di Roma, dopo un mese di latitanza, con l’accusa di essere il promotore di un traffico internazionale di sostante stupefacenti fra l’Italia e la Spagna.

Nel 2016 gli erano stati invece confiscati beni per un valore superiore a due milioni di euro. L’anno precedente Piscitelli, insieme ad altri esponenti della curva laziale, era stato condannato per concorso in tentata estorsione ai danni del presidente del club biancoceleste Claudio Lotito. Questo nell’ambito della vicenda relativa al tentativo di scalata della Lazio del 2006, dove venne coinvolto anche l’ex centravanti e gloria del club Giorgio Chinaglia. Tanti i messaggi di cordoglio da parte dei tifosi laziali. “La morte ti ha preso alle spalle, perché da davanti non aveva le palle. Ciao Diabolik”, scrive uno. “Ciao Fabrizio, per sempre un di noi”, gli fa eco un altro. E anche chi dice che Piscitelli “non era un santo” gli rende comunque omaggio spiegando che “non meritava una morte così”.

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