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Richard Gere contro Salvini: “È solo un piccolo Trump, ma vorrei incontrarlo…”

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Continua con nuovi colpi di scena lo scontro fra i “duellanti” Richard Gere e Matteo Salvini sulla questione dei migranti a Lampedusa. Non è un azzardo riprendere il titolo del capolavoro cinematografico di Ridley Scott. Ma in questo caso al posto di Keith Carradine e Harvey Keitel ci sono l’attore più famoso di Hollywood e il ministro dell’Interno italiano.

“SALVINI, VIENI IN MEZZO AI MIGRANTI!”

Se il vostro ministro spendesse del tempo con quelle persone, ascoltasse le loro storie, i loro traumi familiari, cambierebbe la sua visione” ha dichiarato Gere oggi 19 agosto in un’intervista al Corriere della Sera. Come è noto, Richard Gere è in Italia e, dopo aver trascorso alcuni giorni di vacanza non lontano da Roma, si è gettato a capofitto nel dramma degli sbarchi dei profughi sulle nostre coste. La replica di Salvini non si è fatta attendere. Così, stamani 19 agosto, su Twitter, il vicepremier leghista ha bollato senza appello Richard Gere con l’appellativo di “buonista milionario“.

Una donna migrante soccorsa. Foto dal profilo Twitter di Open Arms

SULLA NAVE DI OPEN ARMS

Ai primi d’agosto Gere è salito a bordo di una nave della ong Open Arms (in alto nella foto assieme ad alcuni profughi) che trasportava i migranti verso Lampedusa e ha preso a spada tratta le difese dei naufraghi e di chi li soccorre. Ha attaccato fin da subito Salvini sul decreto “sicurezza bis” trasformato in legge. Una normativa che l’attore hollywoodiano ha definito, nella sostanza, incredibile e disumana. “Lui fa di un’emergenza umana un caso politico. Ma è cattiva politica – dice ancore Gere nell’intervista al Corriere -. Ho ammirato invece il ministro della Difesa Elisabetta Trenta: lei questo caso non può separarlo dalla sua coscienza”.

“LO VOGLIO INCONTRARE”

Tuttavia la star del cinema non si tira indietro e dichiara di voler incontrare il capo della Lega. “Sono sicuro che non è come si presenta in pubblico. Avrà una famiglia, figli, genitori. Vede la politica come un pretesto per aumentare il consenso. La vita può essere semplice, se sei onesto e parli con il cuore”. “Il mondo ha gli stessi problemi. Noi abbiamo rifugiati da molti Paesi dell’America centrale. Il ministro dell’Interno ha la stessa mentalità del presidente Trump. Infatti io Salvini lo chiamo Baby Trump. Usa la stessa ignoranza in senso radicale, fanno leva su paura e odio. Dobbiamo fermare Trump”.

“AMO L’ITALIA MA SIETE CAMBIATI…”

“Amo gli italiani, il grande cuore, la gioia di vivere. Negli ultimi anni sono stato più volte in Sicilia dove c’è una stratificazione di culture. Qualcosa è cambiato negli ultimi anni. Ma non solo da voi: avviene in Ungheria, Polonia, Gran Bretagna e America naturalmente. I leader politici stanno manipolando le menti facendo emergere il lato oscuro del dramma del nostro tempo. Ripeto: è una sfida, una sfida che si può vincere. Rendiamo il mondo un giardino. Non è la fine delle nostre democrazie“. Gere parla anche di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch, arrestata per aver forzato il blocco dei porti chiusi per far sbarcare i migranti soccorsi in Italia: “Non conosco i dettagli di questa vicenda, ma se un essere umano si adopera per salvare delle vite umane, e non arreca danno, lo considero un eroe, un angelo“.

Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini

Photo credits: Twitter

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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