I milioni di fan di Franco Battiato hanno recentemente avuto modo di tirare più di un sospiro di sollievo. Gli ultimi mesi erano stati tempestati di messaggi funesti in merito alla salute del leggendario musicista, tra ipotesi (fortunatamente infondate) di malattia e sospetti di Alzheimer. Ora, tutto sembra rientrato. La scorsa primavera lo stesso Battiato aveva rivelato che “il peggio è passato“, e nel corso dell’estate sono partiti i lavori per dare alle stampe il nuovo album. Poco o nulla si sa, tranne che titolo; “Battiato & Royal Philarmonic Concert Orchestra“, e presumibilmente racchiuderà la rimasterizzazione delle recenti esibizioni live dell’artista, accompagnato dall’ensemble londinese. Voci si rincorrono a proposito di inediti e nuovi video, ma nulla appare ancora ufficiale. In attesa di conoscere di più, ripassiamo dunque la sterminata produzione di Franco Battiato, con cinque brani maggiormente rappresentativi della sua immensa discografia.
Ecco cinque brani di Franco Battiato da ripassare in vista del nuovo album: dagli esordi nell’avant-gard al trionfo cantautorale
Sequenze e Frequenze (da Sulle Corde di Aries, 1973)
Il primo periodo di Franco Battiato viene solitamente citato dai fan con un misto di freddezza e imbarazzato silenzio-assenso; piuttosto comprensibile visto il tipo di pubblico pop e trasversale che il musicista coltiverà a partire dagli anni ’80. In realtà, sia i lavori noise-rock sperimentali (Fetus, Pollution) sia quelli di avanguardia pura successivi hanno con il tempo trovato il giusto statuto di cult, pur restando ben lontani da compilation e falò. Sequenze e Frequenze si pone a metà tra la musique concrete e le suggestioni intimiste di un Battiato ancora a venire; dal mitologico Sulle Corde di Aries.
Cuccurucucu (da La Voce del Padrone, 1981)
La svolta pop arriva progressivamente a partire dal 1979, con il musicista siciliano determinato a racchiudere gli sperimentalismi elettronici, esotici e classici nel recinto della canzone da tre minuti. Il percorso di compie con La Voce del Padrone, molto probabilmente il disco di maggior successo commerciale nella storia della musica italiana. Su 7 brani non ce n’è uno che non sia un classico assoluto: scegliere Cuccurucucu è puramente arbitrario.
L’Oceano di Silenzio (da Fisiognomica, 1988)
Raggiunto il successo del mainstream, riprende la spinta di Franco Battiato verso i territori meno battuti della musica popolare. Alla fine degli anni ’80 il cantante si sposta dalla new wave verso la musica sinfonica, riscoprendo suggestioni arabo-mediterranee da anteporre ai sintetizzatori del periodo. L’Oceano di Silenzio è un classico del Battiato più difficile, colto e intento a portare la forma canzone nei territori oscuri del misticismo e dell’inno sacro.
La Cura (da L’Imboscata, 1996)
Nel 1994 si avvia il periodo delle collaborazioni con Manlio Sgalambro, che Battiato coinvolgerà come coautore dei propri brani fino alla morte di lui nel 2014. È l’inizio del nuovo percorso cantautriale del musicista, ora pienamente capace di piegare l’infinita musicalità del proprio bagaglio culturale a canzoni sempre più centrate sul testo e le liriche. La Cura ne è l’esempio più compiuto, un inno immortale e probabilmente il classico definitivo del suo canzoniere.
Perduto Amor (da Fleurs 3, 2002)
Il terzo millennio del genio catanese lo vede impegnato nel triplice ruolo di cantante affermato, colto musicologo e regista cinematografico. Il progetto Fleurs racchiude in un certo senso tutte queste anime; tre dischi di cover dallo straordinario successo commerciale, che alternano rielaborazioni elettro-sinfoniche di classici intramontabili e oscure vecchie canzoni recuperate dai ricordi d’infanzia del musicista. Perduto Amor, oltre che brano di apertura del secondo album della trilogia, sarà titolo e tema principale del suo omonimo debutto da regista (Perdutoamor, 2003).