Colpiti dal norovirus e ricoverati d’urgenza all’ospedale di Treviso. È stata una brutta avventura quella vissuta nei giorni a cavallo di Ferragosto da dodici persone, “colpevoli”, si fa per dire, di aver mangiato sushi, contraendo in questo modo forme di gastroenterite.
Nell’arco di poche ore nausea, vomito e diarrea si sono palesati. Si tratta di sintomi genericamente classificati come “influenza intestinale”. Si è trattato di due “focolai tossinfettivi”, ad origine alimentare, verificatisi in due comuni del Trevigiano appartenenti, rispettivamente, al Distretto Asolo e al Distretto Pieve di Soligo. Lo riporta online il Gazzettino.
Il primo focolaio ha visto ha riguardato due persone appartenenti a un gruppo di sei cittadini. Avevano consumato sushi a domicilio. Il secondo focolaio, più consistente, ha evidenziato, invece, la positività per norovirus in 10 persone appartenenti a un gruppo di 14 soggetti. Tutti sintomatici: avevano consumato sushi in un ristorante.
A seguito dell’indagine epidemiologica è risultato, come elemento comune nelle persone colpite da gastroenterite, il consumo di insalata di alghe. La si utilizza comunemente nella preparazione del sushi. Le indagini condotte dal Servizio igiene, alimenti e nutrizione hanno consentito di approfondire e collegare questi due episodi con un focolaio di infezione da norovirus registrato in Spagna a inizio agosto.
Anch’esso correlato al consumo di insalata di alghe e oggetto di segnalazione internazionale da parte delle autorità sanitarie. A seguito dei due episodi, l’Azienda sanitaria ha disposto controlli nei ristoranti sushi che, ad oggi, non hanno evidenziato ulteriori problematiche. I norovirus, scoperti nel 1972, rappresentano uno tra gli agenti più diffusi di gastroenteriti acute di origine non batterica. Costituiscono un problema emergente nel campo della sicurezza alimentare. Si tratta di virus altamente infettivi. Si trasmettono prevalentemente per via alimentare. I più importanti episodi epidemici che si registrano nel mondo vengono associati al consumo di frutti di mare crudi. Ma anche di insalate, frutti di bosco, acqua contaminata, cibi freddi, germogli, erbe e spezie.
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