La prima cosa che colpisce in Alexandria Ocasio-Cortez è il sorriso: smagliante, contagioso. Poi c’è la sua energia: frizzante, positiva. Quella di chi vuole fare molta strada. Dopo aver sconfitto a sorpresa Joseph Crowley nelle primarie democratiche del 2018, è stata eletta nel Congresso Statunitense nel novembre dello stesso anno, diventando la più giovane parlamentare donna a ottenere la carica nella storia statunitense. La Ocasio-Cortez ha infatti 29 anni, 30 da compiere il prossimo 13 ottobre. Ma, come tante donne della sua generazione, ha già le idee chiare e soprattutto sa bene dove vuole arrivare.
Dopo aver conquistato il suo seggio nel Congresso ha detto: “Nonostante la totale mancanza di risonanza mediatica e le mie origini da working class siamo riusciti a vincere, semplicemente bussando alle porte di tutti i nostri vicini. Questa giornata è una pietra miliare, ma è soprattutto un inizio. Dobbiamo continuare a lavorare, non possiamo fermarci”.
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Alexandria Ocasio-Cortez non ama gli slogan e parla con cognizione di causa, soprattutto quando fa riferimento alla working-class. È da lì che viene, figlia del Bronx, di un padre architetto (scomparso per un tumore quando lei era al secondo anno di università) e di una mamma nata a Porto Rico, da cui ha ereditato i bellissimi tratti. La politica dem è fiera delle sue origini e della sua femminilità, che rivendica a suon di tailleur all’ultima moda, rossetti rossi e scarpe alte. È la rappresentante perfetta delle donne di oggi: impegnata, studiosa (ha conseguito una laurea in Bachelor of Arts all’Università di Boston), propositiva. Sicuramente non è una che se ne sta con le mani in mano.
In passato, per mantenersi gli studi, ha fatto la cameriera e lo rivendica con fierezza, spiegando che tutti i lavori, se onesti, vanno sostenuti e apprezzati. Oggi, che occupa un posto al Congresso, non dimentica affatto il suo passato, la vita del Bronx, i sacrifici fatti per arrivare lì dove è arrivata, in alto, eppure ancora in mezzo alla gente. Partecipa alle manifestazioni e non si tira indietro quando c’è da dire la sua sul mondo del lavoro di oggi: “Con l’esperienza non ci paghiamo le bollette!”, ha scritto sul suo seguitissimo profilo Instagram, tirando una frecciatina ai datori di lavoro che si approfittano dei più giovani.
Oggi la sua battaglia si divide tra il Congresso e la strada. Impensabile per lei perdere il rapporto con la gente e con i problemi di tutti i giorni, che sono poi quelli che in gran parte vanno a dettare la sua agenda politica (come ad esempio alzare il salario minimo a 15 dollari l’ora). Un nemico se l’è già fatto e di quelli potenti: Donald Trump. Prima l’ha derisa, definendola “una meravigliosa giovane barista”, dando sfogo alla sua vena più misogina e negandole il suo riconoscimento lavorativo. Lei ha replicato con poche e semplici parole: “Sono orgogliosa di aver fato la barista, non c’è nulla di sbagliato. Non c’è nulla di sbagliato nell’essere una persona che lavora negli Stati Uniti d’America”.
In seguito Trump è passato all’attacco xenofobo, twittando contro lei e altre tre deputate democratiche di varie origini: “Tornate da dove siete venute”. Ma loro, che conoscono i giochi della politica, non si sono abbassate al suo livello. E a chi chiedeva una reazione rabbiosa hanno risposto: ”Non abboccate, il suo obiettivo è quello di distrarvi dal caos e dalla politica corrotta di questa Amministrazione”. Nella sua agenda, d’altronde, non c’è spazio né tempo per le polemiche.
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